Sindacati: “serve vero Governo del Paese, crisi irresponsabile”

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Stiamo vivendo una situazione davvero sconfortante mentre il Paese sta male. E invece di esprimere responsabilità, si esprime una irresponsabilità che ci espone ad una crisi istituzionale senza precedenti. Il Paese vive una situazione drammatica: le famiglie non ce la fanno più e non possono affrontare una nuova situazione di ingovernabilità.

 

Cgil, Cisl e Uil esprimono la loro preoccupazione per la crisi istituzionale causata dall’irresponsabilità di chi vorrebbe anteporre interessi personali alle condizioni del paese. Serve, chiedono, un vero governo del paese. E preannunciano assemblee nei luoghi di lavoro, presidi, volantinaggio dai supermercati alle chiese. Dopo una riunione dei tre segretari generali, con un documento comune, Cgil, Cisl e Uil avvertono che “l’incertezza di queste ore determina gravi ripercussioni sulla nostra economia e rischia di far aumentare la pressione fiscale su lavoro e pensioni”. Stiamo vivendo una situazione davvero sconfortante mentre il Paese sta male. E invece di esprimere responsabilità, si esprime una irresponsabilità che ci espone ad una crisi istituzionale senza precedenti”, ha sottolineato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. “Il Paese vive una situazione drammatica: le famiglie non ce la fanno più e non possono affrontare una nuova situazione di ingovernabilità”. Occorre, ha aggiunto, “assolutamente che ci sia un governo vero che governi. Bisogna mettere in campo il senso di responsabilità delle parti più avvertite del Paese e anche “il Parlamento deve esprimere una posizione nuova per un governo che governi”.
I sindacati ribadiscono che occorre una buona legge di stabilità che inverta le scelte recessive compiute in questi anni: non si può immaginare un’uscita dalla crisi senza puntare sul lavoro e sulla buona occupazione. Per questo serve un vero Governo del Paese, capace di compiere le scelte necessarie a rispondere alle richieste del mondo del lavoro. In ragione di ciò, Cgil, Cisl e Uil chiedono che la legge di stabilità preveda:
• un’ effettiva restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti e ai pensionati;
• una riduzione fiscale alle imprese collegata agli investimenti e all’ occupazione;
• il completo finanziamento della cassa integrazione in deroga e la definitiva soluzione al problema degli esodati e dei precari della Pubblica amministrazione, della scuola e della ricerca.
È essenziale che la legge di stabilità determini una riduzione del livello di tassazione, non solo in nome della giustizia fiscale, ma per la necessità di rilanciare investimenti, consumi e occupazione che non possono crescere se si accentua l’impoverimento di lavoratori e pensionati. È, inoltre, irrinunciabile che la legge di stabilità compia scelte di politica industriale e di investimenti, senza le quali le grandi imprese di rete fondamentali per lo sviluppo, come Telecom e Alitalia, e grandi gruppi industriali, come Finmeccanica e quelli siderurgici, perdono la loro funzione e rischiano di essere svenduti. Infine, bisogna affrontare il nodo della spesa pubblica, abbandonando la dannosa logica dei tagli lineari e realizzare, invece, un vero riordino istituzionale e una riduzione della spesa corrente attraverso i costi standard, avviando un processo contrattuale di riorganizzazione della pubblica amministrazione.
L’assenza di queste scelte e una legge di stabilità ragionieristica determinerebbero un ulteriore peggioramento delle condizioni dei lavoratori, dei pensionati e delle imprese e, soprattutto, una diminuzione dei livelli occupazionali. Affinché non continui quello stato di ingovernabilità del Paese che impedisce la realizzazione di tutte queste necessarie riforme, occorre che il Parlamento cambi la legge elettorale, ridando ai cittadini la possibilità di scegliere, superando la logica personalistica della politica e ricostruendo un clima di fiducia nelle istituzioni della Repubblica. Cgil, Cisl e Uil impegnano le loro strutture ad attuare, da subito, assemblee in tutti i luoghi di lavoro, a indire presidi in tutti i territori e a organizzare, nelle giornate di sabato e domenica prossima, volantinaggi con le nostre proposte nelle piazze e nei punti di maggiore incontro dei cittadini”.
Il vuoto politico innescherà una raffica di rincari: scatterà domani in tutti i settori per effetto dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Una stangata, denuncia il Codacons, che arriverà a costare fino a 349 euro a famiglia su base annua, ma che potrebbe avere ricadute ben più ampie per le tasche degli italiani, se si tiene conto degli arrotondamenti dei listini e dell’aumento dei prezzi dei prodotti trasportati. “Una lunga serie di beni subirà domani un incremento dei listini con conseguenze pesantissime sui consumi – ha affermato il presidente Carlo Rienzi – In base alle nostre stime, per effetto della maggiore Iva, gli acquisti delle famiglie registreranno una forte contrazione che potrà raggiungere quota -3% su base annua”. “L’incremento dell’Iva – prosegue – produrrà inoltre una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, con ricadute enormi sul fronte occupazionale e sullo stato economico del nostro paese”.
Ultime 24 ore prima del nuovo rincaro dei carburanti. Per effetto del mancato slittamento dell’aumento dal 21 al 22% dell’aliquota ordinaria dell’Iva, infatti, il prezzo raccomandato della benzina salirà di circa 1,5 cent euro/litro, quello del diesel di 1,4 ed il Gpl di 0,7 cent. Anche se l’impatto sui prezzi praticati non dovrebbe essere immediato ma spalmarsi lungo la settimana in funzione della fisiologica rotazione delle scorte.
A ben vedere,spiega Quotidiano Energia, quasi un “vantaggio” per i consumatori visto che la bozza del dl che avrebbe dovuto esaminare il Cdm venerdì prima del precipitare della crisi prevedeva, a copertura del rinvio, un rincaro delle accise sui carburanti di 2 cent al litro per tutto il 2013 e poi di 2,5 fino al 15 febbraio 2015 (assieme ad altre misure fiscali).
Intanto sui mercati prodotti di nuovo in aumento, specie la benzina. Prezzi praticati sul territorio ancora in calo generalizzato, per via delle numerose riduzioni di quelli raccomandati la scorsa settimana. Ie medie nazionali della benzina e del diesel adesso sono rispettivamente a 1,796 e 1,724 euro/litro (Gpl a 0,813). Le “punte” in alcune aree sono per la “verde” fino a 1,844 euro/litro, il diesel a 1,751 e il Gpl a 0,850.
La situazione più nel dettaglio a livello Paese (sempre in modalità “servito”), secondo quanto risulta in un campione di stazioni di servizio che rappresenta la situazione nazionale per il Servizio Check-Up Prezzi QE, vede il prezzo medio praticato della benzina che va oggi dall’1,778 euro/litro di Eni all’1,796 di Tamoil (no-logo a 1,633). Per il diesel si passa dall’1,716 euro/litro di Eni all’1,724 sempre di Tamoil (no-logo a 1,568). Il gpl infine è tra 0,803 euro/litro ancora di Eni e 0,813 di Q8 (no-logo a 0,753). Ricordiamo che per visionare i valori minimi e massimi dei prezzi medi nazionali (“serviti”) , lo spaccato della situazione nelle 4 macro-aree del Paese e utilizzare la funzione dei grafici interattivi per confronti e analisi personalizzate (temporale, macro-zone e compagnie), occorre accedere a Check-Up Prezzi QE.

 

Allegato: Comunicato Unitario CGIL CISL UIL
 

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