Tra dipendenti e lavoratori a progetto ha scioperato il 99 per cento degli addetti. Il corteo ha sfilato lungo le vie del centro della città bloccando letteralmente le principali arterie di Palermo. Era dai tempi delle lotte nei Cantieri navali che non si vedeva una manifestazione così partecipata dai lavoratori di una sola azienda sita nel territorio palermitano
Palermo 29 gennaio 2014 – «Siamo soddisfatti della numerosa partecipazione dei lavoratori che sono scesi in piazza per salvaguardare il proprio posto di lavoro. In assenza di risposte concrete nei tempi sopra indicati, continueremo le azioni di lotta con ulteriori cicli di assemblee dei lavoratori e sit-in di protesta davanti alla Presidenza della Regione, come già annunciato all’inizio del percorso», cosi dichiarano i segretari confederali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil e Ugl dopo la manifestazione che ha visto scendere in piazza 4.500 dipendenti per rivendicare il proprio diritto ad avere una sede unica in cui poter lavorare e con essa la speranza di un futuro nella propria terra.
Tra dipendenti e lavoratori a progetto ha scioperato il 99 per cento degli addetti. «Il corteo ha sfilato lungo le vie del centro della città bloccando letteralmente le principali arterie di Palermo. Per la prima volta la città – dicono i sindacati – prende atto della portata di una vertenza che coinvolge migliaia di famiglie. Era dai tempi delle lotte nei Cantieri navali che non si vedeva una manifestazione così partecipata dai lavoratori di una sola azienda sita nel territorio palermitano».
Le 40 assemblee svolte e le iniziative messe in campo la scorsa settimana sono riuscite, secondo Cgil, Cisl, Uil e Ugl, a sensibilizzare i lavoratori sull’importanza di una sede unica che consenta il radicamento dell’azienda sul territorio palermitano, garantendo continuità occupazionale e sviluppo industriale. «L’assenza di una politica industriale nella regione ha visto scomparire le più grandi aziende in loco. Almaviva rappresenta infatti una delle realtà più grandi del Mezzogiorno. Non abbiamo più tempo da perdere. Non vorremmo ritrovarci a discutere di cassa integrazione e mobilità per una mera questione logistica. Mentre infatti discutiamo della sede, il lavoro rischia di essere trasferito altrove, vista la facilità con cui le attività telefoniche possono essere spostate da remoto».
Almaviva, dicono i sindacati, corre il rischio di un ridimensionamento: si parla di una contrazione dei fatturati del 25 per cento e un decremento della marginalità del 10 per cento oltre al rischio concreto di trasferimento di alcune attività all’estero, per effetto della delocalizzazione operata dai concorrenti. “Alle istituzioni politiche abbiamo chiesto un’urgente risoluzione del problema con l’attivazione di un tavolo di confronto efficace che veda coinvolti sindacati, azienda, regione e comune, oltre alla messa a disposizione di una struttura adeguata in tempi brevi. D’altro canto l’azienda fino ad oggi non ha dato un chiaro segnale di investimento sul territorio, a parte alcune dichiarazioni degli ultimi giorni e dopo la proclamazione dello sciopero”.
Il sindacato chiede chiarezza sugli investimenti industriali e una programmazione pluriennale che investa la città di Palermo per tornare a essere competitivi sul mercato. «Oggi siamo stati ricevuti dal capo di gabinetto della Regione Sicilia, dal presidente della III Commissione per le Attività Produttive e da un rappresentante dell’assessorato regionale, a cui abbiamo chiesto di stilare un patto tra azienda, istituzioni e parti sociali che serva a sostenere il sito produttivo, a sviluppare un progetto industriale di prospettiva attraverso investimenti sulla formazione e nuovi settori della tecnologia. Tutto ciò per mantenere i livelli occupazionali e dare una prospettiva di stabilizzazione ai bacini dei precari. Entro una settimana dovrebbe attivarsi il tavolo fortemente richiesto dalle organizzazioni confederali e di categoria».