Pennisi su immigrazione “che senso ha bombardare i barconi”, Cisl “serve nuovo umanesimo”

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“Che senso ha bombardare i barconi di migranti? Intanto, dai paesi di provenienza dei natanti le bombe sarebbero prese come una dichiarazione di guerra. Poi, se a bordo dovessero esserci profughi, l’operazione si configurerebbe come un crimine contro l’umanità. A prescindere da chi dovesse compierlo”. Parole dirette e dure come pietre, quelle di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, che stamani ha introdotto, nella sala arcivescovile della cittadina del Palermitano, un dibattito organizzato da Cisl e Fnp a cui hanno preso parte Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, Alfio Giulio segretario della Fnp regionale. E don Piero Sapienza, docente di Dottrina sociale della Chiesa nello studio teologico San Paolo, di Catania. Tema, dall’omonimo libro di Sapienza al centro della discussione (vedi in basso nella sezione Cultura & Società del sito): “Il cammello e la cruna dell’ago. Si può essere felici in tempo di crisi?”. Pennisi ha ricordato le parole pronunciate da Papa Francesco (“cercano una vita migliore, cercavano la felicità”) in occasione del naufragio in cui hanno perso la vita qualche giorno fa circa 800 persone, e sostenuto che bisogna intervenire nei Paesi d’origine “con un’operazione complessa e giocata su più fronti, con l’accordo dell’Onu e degli interlocutori locali”. Inoltre, che va ridiscusso il regolamento di Dublino in tema di diritto d’asilo, che impone la presentazione della domanda nello Stato Ue in cui il profugo sbarca. “Servono corridoi umanitari verso i Paesi scelti come destinazione”. Un punto su cui anche la Cisl insiste: “Fuggire da miseria e guerre e consegnarsi a trafficanti di vite umane per inseguire un sogno di libertà e felicità, non è proprio quello che può definirsi una scelta”, ha affermato Milazzo per il quale “vanno create condizioni di sicurezza in mare e va sospeso il regolamento di Dublino per consentire l’accoglienza sostenibile dei profughi”.
Per Giulio “c’è bisogno di un nuovo modello di società improntato su un nuovo umanesimo e costruito su un rinnovamento etico”. Perché, ha argomentato Sapienza, “la felicità non è cosa che sta stretta dentro un cartellone della pubblicità. Ha a che fare col senso della vita. E passa per la costruzione di un’economia civile centrata su valori come fiducia, amicizia, certezza delle regole, lealtà, onestà”. La crisi-cruna dell’ago di questi anni ha indotto molti a pensare che la felicità sia impossibile, ha aggiunto Pennisi. Non è così. “La felicità richiede la costruzione di una società, e uno stile di vita, improntati sulla ricerca del giusto, del bello, del buono. E ha bisogno di un’economia civile fondata sulla solidarietà”. Un’economia in cui il lavoro sia certezza per tutti, con le parole di Milazzo e Giulio. “Ma una regione in cui la disoccupazione giovanile vola oltre il 50% rimanda a un modello economico e sociale, etico e politico, che va cambiato in profondità”, ha ripetuto concludendo Milazzo.

 

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