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“Mio adorato amore, per favore non morire. Io ce l’ho fatta quasi. Dopo mesi e giorni di viaggio, sono arrivato in Libia. Domani mi imbarco per l’Italia. Che Allah mi protegga. Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi salverò, ti prometto tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in Europa, da me. Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro. Ti amo per sempre, Samir”. Samir, l’autore di una lettera che mai è arrivata a destinazione. Poche righe di cui si conosce solo il mittente: uno dei tanti Samir inghiottiti dal Mediterraneo. Uno de tanti, arrivati cadaveri assieme ai loro sogni e alle loro speranze, sulle coste siciliane, nel fianco sud dell’Europa.
È con la lettera di Samir a un amore adorato che non la leggerà mai, che si è aperta a Pozzallo la tradizionale manifestazione per il Primo maggio che Cgil Cisl e Uil hanno voluto dedicare, quest’anno, ai temi dell’immigrazione, del Mediterraneo come spazio di pace, della lotta alla marginalità sociale e alle nuove e vecchie povertà. “La solidarietà fa la differenza. Integrazione, lavoro, sviluppo. Rispettiamo i diritti di tutti, nessuno escluso”, la scritta che campeggiava dal palco allestito nella piazza della cittadina del ragusano che dalle coste del nord-Africa dista una manciata di chilometri: 140 appena. E dalle coste del nord-Africa, ha ricordato il sindaco di Pozzallo Luigi Ammatuna portando il saluto della città ai confederali, l’anno scorso sono arrivati ben 25 mila migranti. Un numero che lievita di giorno in giorno: “nei primi quattro mesi di quest’anno ne abbiamo accolto 3.600”, ha informato il primo cittadino tra le fasce tricolori di tanti sindaci e del presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando. E ha aggiunto, Ammatuna: “Ricordo l’odore nauseabondo della carne umana martoriata dalla sofferenza quando, nella nostra spiaggia, sono stati rinvenuti 45 cadaveri”. Ma Pozzallo vuole essere “il paese dell’accoglienza. Ci auguriamo si facciano strada valori come la coesione e l’integrazione”.
Sul palco, assieme ai sindaci, i vertici regionali di Cgil Cisl e Uil, Michele Pagliaro, Mimmo Milazzo e Claudio Barone. E i leader nazionali Susanna Camusso (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil). Sotto il palco, una Pozzallo multicolore per un giorno, invasa da palloncini, cappellini e foulard di ogni foggia. E percorsa da bandiere sventolate da facce scavate di lavoratori appesantiti dagli anni e dalle fatiche. E da volti rilassati di giovani spensierati e animati solo dalla voglia di far festa.
Di fronte al palco, il porto dove in un modo in un altro i barconi arrivano. E da dove, sporgendosi da un pontile, Camusso, Furlane Barbagallo hanno lanciato in mare una corona di fiori e garofani bianchi e rossi “in segno di cordoglio e in memoria dei troppi morti”.
Ai migranti, e alle politiche per l’immigrazione, i segretari generali hanno dedicato gran parte dei loro interventi.
Furlan ha posto l’accento sui temi europei: “L’Europa è sorda”, ha tuonato. “È egoista, è troppo vecchia. È troppo chiusa nel suo mondo. Noi non vogliamo un’Europa di banchieri e di un Fiscal compact superato. Vogliamo l’Europa dell’amicizia e della solidarietà”. Anche perché “ognuno di noi è migrante, ognuno di noi è profugo”. Pertanto, va cambiato il regolamento di Dublino. E quanto all’Italia, con riferimento ai temi della cittadinanza su cui il governo nazionale ha più volte annunciato l’intenzione di intervenire, “i figli di migranti che nascono qui sono italiani a tutti gli effetti”, ha sostenuto la leader Cisl.
Camusso ha ricordato che oggi a Milano si inaugura l’Expo: “è la vetrina del mondo – ha detto – e il tema è il cibo: come si fa la guerra alla fame. Ma i tanti che comprano il biglietto ricordino che c’è chi di fame muore”. E ancora: “Noi stessi siamo andati per il mondo. E quando siamo andati per il mondo, abbiamo chiesto asilo e solidarietà”. Insomma, non ha senso sparare sui gommoni. E cancellare Mare Nostrum è stato un errore. Poi la segretaria Cgil ha posto l’accento sugli assassinii di cristiani e dei molti che in tanta parte del pianeta vengono uccisi per le loro idee. E sulla tragedia del Nepal a cui la piazza, in apertura di manifestazione, aveva dedicato un minuto di silenzio.
Ma l’immigrazione non è solo tragedia. È anche un business oscuro.~“Un affare per gli schiavisti”, ha denunciato Barbagallo. Oltre che “per i caporali alla testa del lavoro nero, pure in questa provincia”. “Ci vorrebbe una legge anticorruzione a tutele crescenti – ha ironizzato – anche per chi specula sull’accoglienza e sulla pelle di affamati e profughi”.
Tra le testimonianze a cui la piazza ha fatto da cornice, quelle di Samia, immigrata tunisina che in Italia vive da più di vent’anni. Qui sono anche nati i suoi figli. Un esempio di integrazione, insomma. Samia ha ringraziato il sindacato che le è stato a fianco fin dal suo arrivo in Italia. E ha voluto ricordare “i nostri fratelli e le nostre sorelle che cercano un mondo migliore fuggendo dalla fame e dalle guerre”. Quei fratelli e quelle sorelle a cui pure si rivolgono i versi di Basir, giornalista afgano ma che da anni vive e lavora all’estero. “Le orme dei miei piedi segnano il tracciato di molti confini… Questo momento mi appartiene. E io lo donerò alle lacrime e alle grida”.
Eppure, “Una volta sognai”, recita la poesia di Alda Merini~che forse dà il senso della mobilitazione di Cgil Cisl e Uil. Aprendo le porte della speranza e della prospettiva. “Così, figli miei – l’adagio della Merini letto dal palco di Pozzallo – una volta vi hanno buttato nell’acqua/ e voi vi siete aggrappati al mio guscio/ e io vi ho portati in salvo/ perché questa testuggine marina/ è la terra/ che vi salva/ dalla morte dell’acqua”.