Cgil Cisl e Uil: sabato in piazza la crisi di Palermo, appuntamento al Teatro Al Massimo

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Scendono in piazza sabato 31 ottobre i lavoratori, disoccupati, pensionati, di Palermo per la mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil “Lavoro-Sviluppo-legalità”, per dire no alla sfascio della Sicilia e chiedere una svolta immediata contro lo stato di emergenza che si registra in tutte le 9 province siciliane.
L’appuntamento è alle ore 9 al Teatro Al Massimo. Sul palco il comizio sarà aperto dal segretario Uil Gianni Borrelli. Seguiranno le testimonianze di 4 lavoratori di diverse categorie e di uno studente. Interverrà subito dopo il segretario Cgil Palermo Enzo Campo. A seguire prenderanno la parola 3 lavoratori e un pensionato. Concluderà il comizio l’intervento del segretario Cisl Sicilia Mimmo Milazzo. L’hastag della manifestazione è #SiciliaInEmergenza.
“La Sicilia è in emergenza e Palermo è una città ridotta alla crisi. Scendiamo in piazza compatti. Ci sarà chi il lavoro ce l’ha, chi l’ha perso chi lo cerca, per reclamare a gran voce dal governo regionale e da quello nazionale un cambio di passo in direzione degli investimenti e dell’occupazione – dichiarano i segretari di Cgil, Cisl e Uil Palermo Enzo Campo, Daniela De Luca, Gianni Borrelli – Ci sono tanti settori che potrebbero dare un futuro a migliaia di giovani, nei quali siamo pronti ad avviare vertenze strategiche con il Comune e con la Regione, dall’edilizia scolastica alla messa in sicurezza del territorio, per frenare il dissesto idrogeologico e progettare interventi nella manutenzione delle strade. Chiediamo una programmazione con interventi straordinari per la soluzione di vertenze ormai esplosive che attendono risposte da anni, per frenare la fuga delle grandi industrie, per non subire più la condanna a un isolamento infrastrutturale”.
“Gli enti locali – aggiungono i segretari di Cgil Cisl Uil Palermo – sono in forte difficoltà per via dei trasferimenti ridotti, la Regione continua a mostrare incapacità politica di concordare, fra diversi livelli istituzionali, con Stato e comuni, strategie, soluzioni anticrisi e politiche di crescita, che devono vedere la partecipazione di tutti”.
I sindacati manifestano portando in piazza a Palermo una PIATTAFORMA con le emergenze della città. Si chiedono garanzie occupazionali per i 10 mila lavoratori dei call center, lo sblocco della vertenza Fiat e dell’indotto, il rilancio strutturale e occupazionale del Cantiere Navale, il rilancio e la riconversione delle aree industriali di Brancaccio, Carini e Termini Imerese, tutele del territorio attraverso la giusta programmazione delle attività dei lavoratori forestali, un piano straordinario per l’edilizia, a partire da quella scolastica, con la progettazione, il finanziamento e lo sblocco delle opere cantierabili, il riordino e il rilancio del sistema delle partecipate. E ancora: l’avvio di interventi per le politiche attive del lavoro, un piano per il rilancio del Commercio e del Turismo, una Sanità funzionante, il recupero e la riqualificazione delle periferia, contrattazione sociale territoriale per lavoratori, pensionati, disoccupati e migranti e la salvaguardia dei diritti alla salute, allo studio, alla sicurezza, alla mobilità, all’accoglienza e a un ambiente eco-sostenibile.
LA CRISI – Un’economia sempre più fragile, quella palermitana, dove la disoccupazione totale è salita dal 16,9 per cento al 23,16 per cento, aumentata di 3 punti di percentuale nell’ultimo anno e dove la disoccupazione giovanile sfiora ormai il 60 per cento. Negli ultimi quattro anni la crisi nera ~ha colpito i territori ~con 47 mila posti persi solo nel capoluogo siciliano. Non gode di buona salute nemmeno il turismo, settore di punta, dove si registrano flussi in calo a Palermo nel 2014 del 3,1 per cento. Ben 65 mila pensionati, fra invalidità , vecchiaia, superstite, percepiscono un importo medio che si aggira attorno ai 503,23 euro, sotto la soglia di povertà. Bassa la densità imprenditoriale: a Palermo, dove gli investimenti sono crollati del 50 per cento, è di appena lo 0,84. Una Palermo dove si assiste allo smantellamento delle aree produttive da una parte e dall’altra alla nascita di una nuova classe operaia povera, che ha sostituito tute blu ed edili: i lavoratori dei call center, 10mila dei quali solo in provincia di Palermo, quasi tutti con contratti part-time e paghe oscillanti tra 600 e 800 euro al mese. Una delle conseguenze della crisi: la fuga, in specie dei giovani, dalle città. Lo evidenzia il dato dell’ultimo rapporto Svimez, che vede Palermo prima nella classifica delle città più colpite dal fenomeno delle migrazioni dei suoi abitanti. La previsione 2010/2050 per Palermo è di 152 mila cittadini in meno.