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La bocciatura del Dpef in Aula all’Ars è “un fatto di gravità inaudita, che segna un giro di boa nella storia dell’Autonomia”. Delle due l’una: “o il governo della Regione ha i numeri e governa o non li ha e ne tragga le conclusioni”. Così la Cisl Sicilia in una nota in cui si sottolinea che “nell’Isola lavora uno su quattro quando il dato ottimale dovrebbe essere uno su due”. Dunque, non può esserci spazio per una “politica perditempo mentre il Titanic-Regione affonda”. Il no di Sala d’Ercole al Documento di programmazione economica e finanziaria, afferma Mimmo Milazzo segretario generale, “scopre le carte di un Governo dai piedi d’argilla”. Tanto più che quel documento era stato approvato all’unanimità dalla commissione Bilancio dell’Assemblea regionale. E tanto più che manovre per aggirare l’ostacolo del tipo di quelle che qualche anno fa salvarono l’Esecutivo guidato da Raffaele Lombardo, ora sono inammissibili in forza del decreto legislativo 118 del 2011 che ha riformato la contabilità pubblica nel Paese. Adesso, rileva la Cisl, al governatore è preclusa ogni possibilità di varare il bilancio 2016 entro il 31 dicembre, come aveva annunciato. Perché il Dpef deve, per legge dello Stato, contenere le linee strategiche e politiche che il bilancio a sua volta traduce in cifre. Dunque, “se salta il Dpef salta il banco e il piatto della Sicilia piange”, ripete Milazzo che prova a costruire le tappe dello scenario che il tandem Crocetta-Baccei avrebbe ora davanti. Il Governo, rimarca, dovrebbe riformulare il Dpef, approvarlo in Giunta regionale, trasmetterlo al presidente dell’Ars che dovrebbe a sua volta girarlo alla commissione Bilancio. Il documento dovrebbe quindi tornare in Aula ed essere approvato da una maggioranza politica. Se c’è. E se c’è, solo dopo il Governo dovrebbe ripartire con l’esame del Bilancio 2016 che dovrebbe essere varato attraverso un percorso simile. Insomma, denuncia la Cisl, “l’ennesimo esercizio provvisorio è un dato ormai scontato. Ma i siciliani non hanno tempo da perdere: o la maggioranza c’è e il Governo pure. O non ci sono entrambi e allora è meglio tagliare la testa al toro e tornare a votare”.