[print_link]
Che fine ha fatto l’accordo Stato-Regione che dovrebbe portare alle casse dell’Isola i 500 milioni necessari a far quadrare i conti? A chiederselo è la Cisl per la quale “questa storia è diventata una tela di Penelope. Ma se quell’accordo non si firma, in Sicilia il coperchio della pentola salta”. Le altre Regioni a Statuto speciale l’intesa con lo Stato l’hanno fatta, informa il sindacato. La Sicilia no. “Qui, siamo di fronte a risse politiche infinite e a verifiche tecniche che non portano da nessuna parte”. Ma così si avvicina la minaccia assai seria che la Sicilia si fermi, a cominciare dal fronte degli enti locali, afferma Mimmo Milazzo, segretario generale regionale. Sulle autonomie locali già grava la spada di Damocle dell’impasse dei Liberi consorzi per i quali i 50 milioni annunciati sono solo “una minirisposta rispetto al fabbisogno per i servizi”. E che il sistema-Regione sia appeso a un “fragilissimo filo”, per la Cisl lo riprova il rischio default dei Comuni. “Non solo per i noti problemi – avverte il sindacato – e per i vincoli delle nuove normative di bilancio. Anche perché sui Comuni ricadranno ben 185 milioni di infrazioni alle direttive Ue, in tema di rifiuti”. Così la Sicilia, a cui gli Ato hanno lasciato in eredità quasi due miliardi di debito, andrà in corto circuito certo, denuncia la Cisl. Di questi temi il sindacato ha parlato stamani a Palermo nel corso di un’assise che ha riunito i vertici delle cinque Unioni provinciali e delle diciotto federazioni regionali. Ne è venuto fuori un “atto d’accusa – si legge in una nota – nei confronti di una classe politica che non è all’altezza, e di un governo che mostra ogni giorno assenza di visione e strategia”. In una Sicilia che manca di politica industriale. Che si muove a naso nel campo delle politiche per il turismo e l’agroalimentare. Nella quale settori come i call center e la formazione sono stati cancellati dall’agenda di governo. E dove “persino una delle poche cose buone fatte, la centrale unica degli acquisti, non prende ancora forma: dopo un anno e mezzo dall’istituzione per legge, stanno ancora cercando un manager all’altezza”. Da qui le ragioni della manifestazione regionale di protesta annunciata, assieme a Cgil e Uil, per il prossimo 7 maggio, ricorda il sindacato che nei prossimi giorni terrà assemblee nei Comuni e nei luoghi di lavoro. La decisione è stata assunta dall’assise “in vista della manifestazione di Palermo”.