[print_link]
“Bisogna partire dal lavoro che da tanti anni non è più al centro dell’attenzione della politica per far ripartire il Paese. Bisogna finanziare la ricerca, l’innovazione, il sostegno alle imprese e ai lavoratori. Ma, soprattutto, puntare sulle infrastrutture medie e grandi , un Paese che vuole la competizione sulla qualità deve riformare il suo sistema: mettere al centro il lavoro significa investire in infrastrutture, materiali e immateriali, nella cultura, nella formazione, nell’innovazione e nella ricerca”. Così Annamaria Furlan segretario generale Cisl nazionale ha concluso i lavori del secondo congresso territoriale Cisl Palermo Trapani , che si è svolto davanti ai 225 delegati delle due città, al San Paolo Palace di Palermo. Stamani Furlan ha visitato il Giardino della memoria di Ciaculli. “Ha fatto bene il Presidente Mattarella da Locri a richiamare il tema della lotta alla mafia- ha detto Furlan – perché se non c’é legalità e giustizia il Paese noncresce, non c’è lavoro, e non possiamo garantire i veri temi di cittadinanza”. Poi un accenno alla grande esigenza di welfare nel Paese, “bisogna coniugare welfare sociale e pubblico poco presenti nei territori dove invece le esigenze dei cittadini sono tantissime. La politica ha portato avanti, spesso, messaggi speculativi per dividere le generazioni, ma con il nostro impegno, con l’accordo di settembre con il quale abbiamo fatto ripartire il cantiere della Previdenza, ad esempio, siamo riusciti a correggere questi errori”. Fra gli obiettivi fondamentali del sindacato, l’inclusione sociale, la contrattazione nel settore pubblico per rendere più efficiente la pubblica amministrazione valorizzando e tutelando le professionalità dei lavoratori, l’uso dei voucher da riportare alla loro origine. “Non si può affrontare il tema dei voucher con l’ansia del referendum, sono nati per coprire i lavori discontinui ma hanno assunto negli anni una dimensione diversa.Abbiamo chiesto varie volte ai governi che si sono succeduti nel tempo, di cambiare la legislazione dei voucher e di portarla alle origini, quando dovevano servire solo alle famiglie e alle onlus per coprire in modo trasparente il lavoro discontinuo. L’abolizione anche per questi soggetti, in primis le famiglie, crea un vuoto che rischia di far aumentare il lavoro nero. Il governo , si è impegnato con le parti sociali a portare alternative. Siamo in attesa che lo faccia” ha concluso Furlan. Intanto sarà Mimmo Milazzo, segretario Cisl Sicilia, a guidare in questa fase congressuale la Cisl Palermo Trapani, a seguito di una serie di rotazioni di incarichi dirigenziali che coinvolgeranno anche il segretario uscente Daniela De Luca, e che si svolgono all’interno dell’organizzazione nel periodo che terminerà con il congresso nazionale della Confederazione, a fine giugno. Il sindacato, ieri, aveva lanciato l’allarme sui 14 mila posti di lavoro persi fra le due città,Palermo e Trapani e chiesto un Patto di distretto trasversale, istituzionale tra sindaci, forze sociali, sindacali e datoriali, attori economici, mondo accademico, operatori della cultura e del mondo della scuola, “un patto che consolidi e renda operativo uno scambio costante e la messa a frutto di poteri, competenze, progetti, specifiche esperienze, sulle questioni chiave legate alle politiche di sviluppo e per il lavoro”. “Non è più rinviabile lo sviluppo –ha detto Milazzo – bisogna far partire le infrastrutture e serve una seria programmazione strategica e una vera politica industriale e del lavoro, l’assenza di strategia ci ha portato ad avere il 13 per cento di Pil in meno nella nostra regione. La Sicilia deve reagire, e le istituzioni devono fare di più”. Durante la sua relazione Daniela De Luca il segretario uscente aveva ribadito le richieste per un rilancio immediato. “Le condizioni economiche dei territori si aggravano, in un solo anno nel 2016 sono stati 14 mila fra le due province i posti di lavoro persi, settori come turismo, commercio ed edilizia soffrono di più, non si può continuare a navigare a vista con interventi tampone per le singole vertenze”. “Sarà importante anche richiamare alle sue responsabilità la Regione siciliana, grande assente, chiamata a fondamentali compiti di programmazione, indirizzo, supporto strategico per i territori, promotore e facilitatore di quel dialogo interistituzionale oggi mancante o peggio rissoso, ma invece assolutamente necessario a unire le forze per ricostruire dalle macerie”. “Non si può più rinviare il rilancio, la povertà tocca punte allarmanti nelle nostre città, lo diciamo da tempo – ha aggiunto De Luca -, non basta limitarsi a elargire solo un sostegno al reddito, ma servono politiche per l’occupazione, investimenti e una accurata selezione delle priorità e dei possibili moltiplicatori di sviluppo. Ne siamo sempre stati fautori come sindacato, e dunque nell’accogliere con cauto favore l’impegno del governo nazionale su ‘iniziative speciali al Sud’ restiamo certo ben attenti affinché non si ripropongano i deleteri schemi del passato. Peraltro, decenni di sprechi, e oggi gli impegni disattesi su tutti i fronti, le scomposte improvvisazioni ed esternazioni, le riforme sbandierate e mai realizzate dal governo Crocetta, hanno determinato quell’agonia in tutti i settori, e le enormi difficoltà nella soluzione di vertenze che nei nostri territori si trascinano”.
SCHEDA PALERMO
Una disoccupazione giovanile che sfiora il 60 per cento, diversi settori in crisi ormai da anni, opere pubbliche attese ancora incomplete o da avviare che darebbero slancio alla città, ai suoi servizi, alla sua accessibilità per i turisti e i cittadini, ma tante possibilità di sviluppo da cogliere come il titolo di Capitale europea della cultura e il Patti per Palermo. Ma lo sviluppo, la ripresa, anche a Palermo al momento si fanno attendere. Una netta flessione a Palermo segna l’andamento dell’occupazione, 38 per cento il dato dell’occupazione, nel 2015 sceso al 37,4 nel 2016. E sono ben 6 mila i posti di lavoro in meno in un solo anno, sono 318 mila gli occupati, mille persi nel settore dei servizi e ben 5 mila nel settore industriale e costruzioni insieme. Soffre anche l’agricoltura (-36,6%). Calano gli occupati essenzialmente nel settore industriale, edile e agricolo. I disoccupati sono ben 107 mila, erano 102 mila nel 2015, oltre 40 mila in più dal 2011. Aumentano dunque di molto in un anno i tassi di disoccupazione dal 23,9 al 25,1 (27 per le donne in aumento di quasi tre punti rispetto al 2015, 23 stabile per gli uomini). Quella giovanile (fino ai 30 anni) sfiora il 57 per cento, fino ai 24 anni è salita al 71%. Il tasso di attività resta invariato al 50,2 a Palermo. Resta invariato anche il Palermo il tasso di inattività, il 49,8.
Calano le piccole imprese artigiane, il 2016 si è chiuso con un saldo negativo di 144 aziende chiuse (719 registrate e 863 cessate). Fra i settori più in crisi c’è l’edilizia, secondo la Cassa edile, nel capoluogo siciliano c’è stato negli ultimi anni un calo di quasi 2 mila operai. A dominare è il precariato, come mostra il dato sui voucher a Palermo cresciuto molto, quasi triplicato, dal 2014 quando furono 385.566, per passare a 693.700 nel 2015 e ben 925.823 lo scorso anno. Fra i settori in cui sono stati più utilizzati c’è il commercio (161 mila voucher nel 2016) ma soprattutto i servizi (190.851) e il turismo (151 mila).
Secondo Confcommercio sono calati nell’ultimo anno gli esercizi commerciali a Palermo del 25 per cento nei centri storici e del 20 in altre zone della città. Al centro chiudono soprattutto bar e ristoranti (il 45%).
Sul fronte delle imprese secondo i dati Unioncamere si registra un trend positivo, a Palermo (5.537 iscrizioni contro 4.583 cessazioni) dell’1 per cento in più. Ma più in generale, per tutti i settori insieme il calo si avverte del 3,8 negli ultimi 10 anni e -0,2 solo fra il 2015 e il 2016 (oggi sono oltre 75 mila erano 78.125 nel 2007) secondo i dati della Fondazione Res.
La povertà però è un fenomeno fin troppo presente. Per quanto l’accesso alla Caritas, a Palermo oltre 3 mila sono le persone che chiedono l’intervento dei centri d’ascolto e servizi-segno per le diverse situazioni di povertà, esclusione sociale e disagio della Caritas, ma è ben più alto il numero delle persone, quasi 30 mila, che hanno ricevuto l’assistenza alimentare tra Palermo e provincia (18.500 in città dei quali oltre 16 mila gestiti direttamente dalla Caritas, 10.500 in provincia). Solo il servizio mensa a Palermo risulta aumentato di circa il 50 per cento tanto che la Caritas fatica a rispondere a tutte le richieste. Del resto il livello medio di reddito delle famiglie lo conferma, calcolato sull’intera popolazione provinciale, non arriva a 8.500 euro per Palermo e anche per le pensioni prevalgono gli importi medi di circa 654 euro più basse della media nazionale che si attesta sui 839 euro , in particolare l’importo medio a Palermo nel 2015 secondo i dati Inps è stato di 662,99 più basso rispetto al 2014 (quando era 675 circa). Soffre il mercato del lavoro. Sul fronte cig a Palermo le ore complessive autorizzate nel 2016 sono state oltre 8 milioni di euro rispetto al 2015 si registra un incremento di 963 mila ore. A percepire la mobilità nel 2015 sono stati sono stati 3020. Il bisogno di politiche sociali cresce sempre di più, appena avviato il Sia il sostegno all’inclusione attiva al comune del capoluogo sono giunte da settembre 10.743 richieste (8 mila solo nelle periferie) e sono ben 250 a Termini Imerese territorio che ha patito anni di forte crisi dalla chiusura della ex Fiat. Di certo la crisi economica degli anni 2008-2015 ha alimentato le diseguaglianze economiche e sociali, e la distanza tra ricchezza e povertà aumenta soprattutto in Sicilia dove la povertà relativa colpisce l’11,7% delle famiglie e soprattutto le fasce più deboli, giovani fino a 35 anni e anziani oltre i 65 anni di età.
SCHEDA TRAPANI
Trapani potrebbe vivere di solo turismo. Di questo non vi è alcun dubbio date le enormi bellezze e ricchezze naturali e culturali del territorio. Eppure anche la città paga il prezzo di una politica distratta e disinteressata e così progetti fondamentali come ad esempio il rilancio del porto, vertenze storiche come quella del cantiere navale della città, il rilancio delle infrastrutture come la rete ferroviaria e la rete viaria provinciale, la gestione del settore dei rifiuti, le opere del Patto attese come quelle sulla depurazione, faticano a trovare una soluzione e una accelerazione. L’ultimo anno è stato l’anno nero per la città, secondo i dati Istat, sono ben 8 mila gli occupati in meno, in tutto sono 113 mila gli occupati su tutto il territorio, erano 121 mila nel 2015, di questi posti persi , ben 5 mila sono solo nel settore del commercio alberghi e ristoranti, gli altri 3 nel settore dei servizi. I disoccupati sono 31mila a Trapani sette mila in più del 2015 ,12 mila in più dal 2011. Guardando i tassi, quello di occupazione dunque scende dal 42,4 al 39,8 del 2016 e aumenta di molto in un anno dunque la disoccupazione dal 16,7 del 2015 al 21,2 del 2016 (23,4 per le donne in aumento di 5 punti percentuali e in aumento di cinque da 15 a 20 anche per gli uomini) . Quella giovanile (fino ai 30 anni) a Trapani scende di due punti dal 40,7 al 38,2 del 2016. Il tasso di attività, scende dal 52 al 51 a Trapani e sale il tasso di inattività da 48,9 a 49,2 a Trapani. E soffre il mercato del lavoro, secondo i dati Inps, a gennaio 2016 sono state 194 le indennità di disoccupazione ordinaria, 968 i trattamenti di fine rapporto, quasi 13 mila i beneficiari di garanzia giovani e quasi 21 mila i beneficiari dalla Naspi la nuova assicurazione per l’impiego. Nel complesso a Trapani sono state 797.768 le ore di cig autorizzate nel 2016 con una diminuzione rispetto al 2015 di quasi 115 mila. A percepire la mobilità nel 2015 sono stati 375 in calo rispetto ai 595 del 2014.
Sul fronte delle imprese secondo i dati Unioncamere si registra una lieve crescita (2.723 iscrizioni contro 2.198 cessazioni). Nel totale le imprese attive sono 38.586 scese del 13 per cento dal 2007, aumentate di appena 0,5 tra il 2015 e il 2016. Soffre il settore edile, nell’ultimo biennio risultano chiuse circa 200 imprese e calano di circa 500 gli operai.Sul fronte della povertà, a Trapani sono state ben 10 mila le persone che hanno chiesto l’intervento della Caritas, nel 5 per cento dei casi si tratta addirittura di persone laureate. Anche i dati sul livello medio di reddito delle famiglie non sono confortanti; il livello medio delle dichiarazioni dei redditi, si attesta al di sotto dei 23 mila euro e il reddito medio, calcolato sull’intera popolazione provinciale, non arriva 8 mila per Trapani. Sul fronte delle pensioni prevalgono gli importi medi di circa 616 euro più basse della media nazionale che si attesta sui 839 euro , l’importo è di poco inferiore, circa 616 euro. Per le pensioni di invalidità gli importi scendono a 405 euro. In pochi mesi a Trapani sono state 500 le richieste giunge al comune per il Sia il sostegno all’inclusione attiva. Il precariato domina anche nel trapanese, dove i voucher venduti sono stati 497.561 nel 2014, 252.480 nel 2015 e sono aumentati nuovamente nel 2016 salendo a 358.339, con un dato più alto nel commercio (42.812) e turismo (77.629).