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“I don’t understand Sicily, so beautiful and so dirty. The garbage is everywhere…”. È incredula la faccia del turista di Berlino che casualmente incrocia il cronista dalle parti di Romitello, tra Borgetto e Partinico, in provincia di Palermo. Arrivato in Sicilia per due settimane di vacanza, si guarda attorno tra strade che tracimano di sacchetti di rifiuti e spazzatura svolazzante, e non riesce a non sbottare: “Non capisco la Sicilia, così bella così sporca. L’immondizia è dappertutto…”. E aggiunge con espressione sbigottita e incredula: “It’s terrible, it’s terrible”. Quello che non sa, il turista berlinese che come un mantra ripete “It’s a problem for you, It’s a problem”, è che nell’Isola della vergogna, il sistema della raccolta e dello smaltimento si regge ancora, per l’80%, sulla preistoria delle discariche in cui, in paesi civili come la Svezia, è conferito appena l’1% degli scarti prodotti. Non sa che tra qualche mese o meglio tra qualche settimana, arriveranno al traguardo la XVI legislatura regionale e il quinto governo Crocetta. Quello cosiddetto “politico”. E non immagina neppure che cinque anni dopo quel 10 novembre 2012 che vide insediarsi a Palazzo d’Orleans l’ormai ex sindaco di Gela, la questione dei rifiuti in Sicilia resta ferma al palo. O poco più. Sullo sfondo di un agone in cui la politica si esprime pressoché totalmente con liti, scontri, manovre di palazzo. E corsa al voto. Tant’è che è datato 29 aprile, quando sono stati approvati il Bilancio e la Finanziaria regionali, l’ultimo voto dell’Ars. Dopo, solo annunci. O poco più. Ancora, non sa il turista berlinese che, nonostante il susseguirsi degli ultimatum del ministero dell’Ambiente, la differenziata in Sicilia non va oltre il 20% in media e che nell’Isola mancano, non solo impianti per la valorizzazione energetica delle quote non differenziate. Persino un piano energetico regionale degno di questo nome, proiettato nel futuro. Un timido tentativo, per la verità, il Governo della Regione lo fece nel luglio 2016 quando presentò all’Ars una proposta di riordino della filiera dei rifiuti. Che però non vide mai la luce. Da allora, non è più emerso nulla. Né dal dedalo di passaggi burocratico-istituzionali riesce a venire a galla la cosiddetta appendice di aggiornamento al vecchio piano, in forza della quale si potrebbe dare il via alla realizzazione dei tanto attesi impianti. Insomma, “una giungla che ci preoccupa, che rischia di rimandare alle calende greche una Sicilia di città e campagne davvero pulite”, tuona Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia per il quale “i commenti dei turisti, e anche quello che i turisti pensano e non dicono per carità di patria, dovrebbero far riflettere tutti a cominciare dal Governo e dal Parlamento regionali”. “Troppo presto – prosegue Milazzo – l’esecutivo da una parte la politica dall’altra, hanno tirato i remi in barca calando la saracinesca su una legislatura che in tema di rinnovamento e riforme, può solo dirsi un fallimento”. Insomma, al turista berlinese così come alla svedese che qualche mese fa scrisse su Airbnb che in Sicilia “lo spettacolo dei rifiuti per strada è davvero disgustoso”. O all’incredulo smarrimento dei danesi. O ai gruppi di turisti che arrivati dalle parti del Castello della Zisa, a Palermo, scappano via per l’insopportabile fetore, chiediamo noi scusa. “Yes It’s terrible”, rispondiamo a mezza voce. “It’s true. It’s a problem for us”.