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“I dati sulla cassa integrazione continuano ad essere altalenanti, infatti ad un forte aumento registrato in maggio segue la significativa riduzione di giugno, mostrata dai dati odierni. Meglio analizzare il dato di medio periodo che segnala un trend di riduzione a partire dal 2015, ad indicare una lenta e parziale uscita dalla crisi”. Lo dichiara in una nota il Segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni. “Ma quando si commentano i dati sugli ammortizzatori sociali va sempre tenuto presente il quadro di cambiamento delle norme: il Jobs Act ha oggettivamente operato una stretta su causali, criteri di concessione e durate che senza dubbio ha contribuito alla riduzione dei numeri. Ciò si è verificato in particolar modo per la cassa integrazione ordinaria: il passaggio della responsabilità dell’approvazione dalle commissioni provinciali al direttore della sede Inps, e quindi da una decisione collegiale ad una decisione monocratica, unitamente ad interpretazioni dell’Inps inizialmente particolarmente restrittive, ed ora in parte superate con l’intervento sindacale, hanno inizialmente ridotto le ore autorizzate. Infine non si può fare a meno di osservare che a fronte delle suddette restrizioni operate sugli ammortizzatori sociali, siamo ancora in attesa di un investimento di risorse sulle politiche attive del lavoro, che dovrebbero rappresentare la tutela complementare al sostegno al reddito in caso di crisi aziendale e disoccupazione. Al prossimo confronto con il Governo vorremmo parlare di questo nonché dell’altro necessario investimento sul lavoro volto ad incentivarne maggiormente la stabilità, con un intervento che premi al massimo i contratti a tempo indeterminato. Oggi l’Inps ha infatti diffuso anche i dati dell’Osservatorio precariato, che sono in chiaroscuro: nei primi cinque mesi del 2017 si registra un saldo tra assunzioni e cessazioni superiore a quello del corrispondente periodo sia del 2016 che del 2015, a confermare un clima di leggera ripresa, ma il maggior contributo è dato dalle assunzioni a tempo determinato (+23,0%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-5,5%). Infine vi è un fortissimo aumento del lavoro a chiamata che lo stesso Inps mette in relazione con l’esigenza delle imprese di individuare strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher. A proposito della cancellazione del voucher, la Cisl aveva ragione a dire che non si può fermare un fiume con le mani”.