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Fisco, Mezzogiorno e fondi per la coesione territoriale, Scuola e formazione, contrasto alla povertà, politiche abitative, industria e attività produttive, investimenti, Previdenza, e tanto altro. Sono stati i temi al centro del testo consegnato dalla Cisl alle Commissioni congiunte di Camera e Senato per l’audizione su legge di bilancio. “La Legge di stabilità 2018 accoglie molte analisi e proposte avanzate dalla CISL – scrive la Confederazione – . Apprezziamo la decisione del Governo di determinare maggiori spazi dello 0,6% del PIL rispetto all’andamento tendenziale dell’Indebitamento netto. Si è scelto da un lato di rispettare gli impegni di bilancio presi con la Commissione Europea e dall’altro di puntare a sostenere e non ostacolare la ripresa economica e la coesione sociale. Questo approccio è stato definito dall’esecutivo come quello del “sentiero stretto”. I margini non erano ampi. Restano i limiti di fondo dell’esiguità delle risorse, 5 mld €, dedicate alla crescita ed alla coesione sociale e, dunque, va ricercato un solido radicamento strutturale alla ripresa”.
Da qui tutti gli altri punti.
Il contesto economico e sociale
La manovra di Bilancio si inserisce in un quadro economico che nel corso del 2017 è migliorato soprattutto per effetto della crescita delle esportazioni trainate sia dalla ripresa europea, sia dalla ripresa del commercio mondiale. La crescita nell’Eurozona ha accelerato nella prima metà dell’anno, e con buona probabilità il 2017 si chiuderà con una variazione del PIL superiore al 2 per cento.
Per l’Italia la recente Nota di Aggiornamento ha innalzato la previsione di crescita del PIL reale per il 2017 dall’1,1% del Documento di Economia e Finanza (DEF) di aprile all’1,5% con una crescita, dunque, di quattro decimali. Per il 2018 si è passati dall’1% dello stesso DEF di aprile all’1,2% tendenziale della Nota di Aggiornamento attuale e all’1,5% programmatico. Le previsioni ad oggi del Governo sono in linea con quelle prodotte dai centri di ricerca e dagli organismi internazionali per il 2017 e per il tendenziale 2018, mentre sono di un paio di decimali superiori per il dato programmatico. I dati più recenti suffragano la possibilità di raggiungere i target proposti. E’ vero però che i ritmi di crescita dell’economia italiana restano limitati rispetto agli altri paesi; secondo i dati Eurostat la nostra crescita del PIL al 2° trimestre 2017 (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente pari a +1,5%) era molto inferiore a quella della Germania (2,1%) e della stessa Francia (+1,8%); la Spagna e il Portogallo avevano una crescita del PIL doppia rispetto a noi (+3,1% e 2,8% rispettivamente).
In Italia alla vivacità delle esportazioni e del turismo, si è unito qualche miglioramento degli investimenti fissi lordi (previsti in crescita a prezzi costanti nel 2017 del 3,1%) anche per effetto degli incentivi pubblici. Con una debole crescita rimangono sotto le attese le componenti dei macchinari, attrezzature, ricerca e sviluppo e gli investimenti pubblici. Ma anche i Consumi delle famiglie non trainano la ripresa; secondo il Governo dovrebbero crescere nel 2017 dell’1,4%. Ha inciso anche la debolezza del reddito disponibile per una dinamica salariale in termini reali negativa e per l’esaurimento degli effetti della politica di bilancio che negli anni scorsi avevano sostenuto il potere d’acquisto delle famiglie (soprattutto gli 80 euro e l’abolizione della tassazione sull’abitazione principale). Non a caso dalla metà dello scorso anno l’indice del clima di fiducia delle famiglie ha evidenziato un andamento cedente. Solo con il dato più recente del mese di agosto le indagini congiunturali dell’Istat hanno mostrato un recupero del clima di fiducia.
Nello stesso senso i dati del Barometro CISL del Benessere delle Famiglie registrano per i primi trimestri del 2017 un miglioramento limitato rispetto allo stesso periodo del 2016. La crescita del PIL non si traduce in una crescita significativa del Benessere delle persone. Se i dati dell’Attività economica sono positivi, quelli del lavoro sono decisamente più contrastati. Infatti cresce la Quantità del lavoro, con un aumento del numero degli occupati, che si avvicina ai livelli pre-crisi e diminuiscono le persone inattive, ma con profonde asimmetrie per età e territorio; è invece deludente l’andamento della Qualità del lavoro con la crescita dell’incidenza del lavoro precario sul totale e la riduzione della probabilità di transitare da lavori instabili a stabili. Riguardo alla Coesione sociale nel 2016 ha inciso soprattutto la crescente dispersione dei dati regionali dell’occupazione tra Sud e Nord per un più veloce miglioramento nell’Italia Settentrionale; nel corso del 2017 il Mezzogiorno ha riacquistato qualche posizione, pur restando molto lontano dal resto del paese. Un andamento decisamente sfavorevole si è avuto dal 2016 per l’indicatore sintetico del dominio Redditi, a causa in particolare della decelerazione delle retribuzioni di fatto; ciò è dovuto sia allo stallo della contrattazione nazionale, sia al graduale recupero dell’inflazione, guidato soprattutto dall’andamento delle quotazioni delle materie prime, che ha eroso il debole aumento del potere d’acquisto dei salari. Inoltre negli ultimi anni la pressione fiscale sulle retribuzioni è rimasta sostanzialmente inalterata per quelle medie e alte, mentre è sensibilmente diminuita per quelle basse. Nel 2017 si annuncia invece un’inversione di tendenza con un nuovo aumento della pressione fiscale su tutti i livelli retributivi. Il potere d’acquisto delle pensioni ha perso il miglioramento temporaneo determinato dagli arretrati a seguito della sentenza della Corte Costituzionale sull’indicizzazione.
Gli obiettivi finanziari
Tabella 1 INDEBITAMENTO NETTO (% del PIL)
2017 2018 2019 2020
Nota di Aggiornamento al DEF (Settembre 2017) 2.1
– Tendenziale 1.0 0.3 0.1
– Programmatico 1.6 0.9 0.2
DEF – Documento di Economia e Finanza (Aprile 2017) 1.2 0.2 0.0
La Nota di Aggiornamento al DEF ha fissato all’ 1,6% il rapporto tra deficit e PIL per l’anno prossimo, contro il 2,1% preventivato per il 2017. L’obiettivo si fisserebbe così quattro punti decimali sopra quanto indicato a primavera e concordato con l’Europa (con l’1,2%). Il Governo ha infatti deciso di ridurre l’aggiustamento strutturale di bilancio nel 2018 da 0,8 punti percentuali a 0,3 punti. L’Indebitamento netto, nel suo andamento tendenziale scenderebbe sulla base dell’attuale normativa, compresa l’aumento dell’IVA, all’1.0 % del PIL; dunque il Governo ha deciso di determinare maggiori spazi dello 0,6% rispetto all’andamento tendenziale. Il percorso di riduzione del disavanzo negli anni successivi punta allo 0,9 per cento del PIL nel 2019 ed al conseguimento del sostanziale pareggio di bilancio nel 2020. Si avrebbe l’accelerazione del processo di riduzione del rapporto debito/PIL, che si porterebbe al 123,9 per cento nel 2020 rispetto al 128,5 nel 2016. Si punta da un lato al rispetto degli impegni di bilancio presi con la Commissione Europea e dall’altro a sostenere e non ostacolare la ripresa economica e la coesione sociale.
La Manovra nelle valutazioni del Governo è di 20,4 miliardi. Dal lato della copertura essa deriva per 10,9 miliardi dal deficit aggiuntivo rispetto al precedente programma concordato con Bruxelles e per gli altri 9,5 mld dal mix tra maggiori entrate (pari al 60%) e tagli di spesa (l’altro 40%). Le maggiori entrate fiscali per circa 5 miliardi e mezzo di euro dovrebbero derivare da nuove misure anti-evasione, dall’estensione dello split payment, dall’aumento delle verifiche sulla fedeltà fiscale dei fornitori della PA e dall’avvio della fatturazione elettronica. I tagli di spesa ammonterebbero a 4,5 mld, di cui 1,0 ottenuto attraverso la spending review.
Gli impieghi sono dati per 15,7 miliardi dalla sterilizzazione delle clausole IVA e delle accise, che assorbe i tre quarti dell’intera manovra, ma che evita per le famiglie la riduzione del potere d’acquisto attraverso la crescita dei prezzi. Resta una somma non grande di poco meno di 5 miliardi di euro. Di questa somma il Governo dichiara di destinare il prossimo anno 300 milioni di euro per investimenti pubblici aggiuntivi, che dovrebbero diventare 1,3 miliardi nel 2019 e 1,9 miliardi nel 2020. Per le politiche a favore dei giovani (essenzialmente la riduzione del cuneo fiscale per le nuove assunzioni con i contratti a tutele crescenti) sarebbero previsti circa 300 milioni che salirebbero a 800 milioni nel 2019 e 1,2 miliardi nel 2020. Per le misure di lotta alla povertà, il reddito di inclusione verrebbe incrementato di complessivi 300 milioni per il 2018, di 700 nel 2019 e di 900 a regime, aggiungendosi agli 1,7 miliardi già previsti a legislazione vigente. Sono previste le risorse per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, sulle linee delle intese con CGIL, CISL, UIL della fine del 2016. Ai fini fiscali la fascia di reddito tra 24 mila e 26 mila euro sale di 600 per evitare ai lavoratori del settore pubblico e di quello privato la perdita del beneficio del bonus. Oltre a queste, non sono contenute risorse per la riduzione della pressione fiscale diretta, né quanto previsto può delineare l’inizio di una nuova stagione delle politiche infrastrutturali e dei servizi pubblici.
Una breve panoramica sulle misure e alcune valutazioni preliminari
Lavoro
Il tavolo aperto negli ultimi mesi con il Governo ha consentito di far arrivare nella legge di bilancio diverse richieste della CISL.
Per quanto riguarda il personale dei Centri per l’impiego, esprimiamo una valutazione positiva sull’atteso processo di trasferimento del personale e degli oneri finanziari alle Regioni, ma l’importo stanziato appare insufficiente a fornire una copertura finanziaria adeguata, peraltro rendendo meno percorribile l’indispensabile accordo con le Regioni. Inoltre non è leggibile in maniera esplicita lo stanziamento per la stabilizzazione del precariato, ormai strutturale all’interno dei Centri per l’Impiego e di ANPAL servizi. Siamo anche preoccupati per quanto riguarda l’implementazione dell’attuale organico, le necessarie azioni di riqualificazione, il potenziamento degli strumenti di politica attiva, e delusi dalla scarsezza delle risorse complessivamente a ciò destinate.
Valutiamo positivamente lo sgravio contributivo per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino a 29 anni, e fino a 35 anni per il primo anno, soprattutto perché sono state inserite clausole anti-abuso e perché si tratta finalmente di una norma a regime, che sancisce che nel nostro ordinamento per i giovani neo assunti il lavoro a tempo indeterminato costa meno di quello a termine. Ferma restando la necessità di evitare abusi, chiediamo tuttavia che venga cancellata la troppo stringente condizione che il giovane non debba essere stato occupato a tempo indeterminato con altro datore di lavoro. Positivo il potenziamento dell’incentivo nel Mezzogiorno, come da noi chiesto, con riferimento a tutte le assunzioni e non solo a quelle di giovani; puntiamo però a che la maggiorazione arrivi al 100%, come meglio precisato sotto. Positivo anche il mantenimento dell’incentivazione per le aziende che assumano giovani già ospitati in alternanza. E’ invece incomprensibile la mancata proroga degli incentivi maggiorati per l’apprendistato duale per la prosecuzione della sperimentazione.
Per la gestione delle crisi, vengono incontro alle nostre richieste le possibilità di proroga della CIGS nelle aree di crisi complesse e nelle aziende con oltre 100 dipendenti, a prescindere dalla collocazione in area di crisi; la possibilità di anticipare l’assegno di ricollocazione durante il periodo di CIGS sulla base di un accordo sindacale; il raddoppio del “contributo licenziamento” in caso di licenziamenti collettivi, per riequilibrare il costo-opportunità tra licenziamenti e cassa integrazione. Per quanto riguarda il FIS chiediamo però che venga inserita la possibilità di utilizzare, per le aziende sotto i 15 dipendenti, entrambi gli strumenti previsti, assegno ordinario e assegno di solidarietà, e non solo quest’ultimo, e chiediamo soprattutto il miglioramento delle prestazioni del FIS, con l’innalzamento del tetto aziendale. Resta aperto il problema della copertura delle aziende sotto i 5 dipendenti, per le quali non è attualmente previsto obbligo di iscrizione ai fondi bilaterali o al FIS.
E’ auspicabile in relazione agli interventi per l’autoimprenditorialità e per le start up innovative un incremento delle dotazioni da destinare specificamente a lavoratori espulsi dal ciclo produttivo a seguito di licenziamenti collettivi ex legge 223/91 o di licenziamenti individuali plurimi per giustificato motivo oggettivo.
Va realizzata, con apposita procedura selettiva per titoli e colloquio, la stabilizzazione dei lavoratori con contratto di collaborazione (ex lavoratori socialmente utili) impegnati nelle scuole nello svolgimento di funzioni assimilabili a quelle degli assistenti amministrativi e tecnici, rinnovati senza soluzione di continuità sino all’anno scolastico 2017/2018 incluso. Senza tale intervento, tenendo conto che dal 1.1.2018 si applica anche al pubblico impiego la norma del Jobs Act (dlgs 81/2015) che vieta l’utilizzo di collaborazioni se non pienamente autonome, saranno a rischio l’occupazione dei suddetti lavoratori e la regolare prosecuzione del servizio scolastico.
Mezzogiorno e fondi per la coesione territoriale
Le Misure per la coesione territoriale ed il Mezzogiorno sono concentrate in 4 articoli che sostanzialmente proseguono politiche già in essere, giudicate dalla CISL positivamente. C’è un solo stanziamento aggiuntivo che riguarda aree disagiate dell’intero paese, mentre principalmente si opera attraverso la ridistribuzione di risorse già assegnate precedentemente. Inoltre la decontribuzione per il lavoro al Sud è confermata solo parzialmente e non ulteriormente finanziata. E’ bene sottolineare che il bonus Sud già ad agosto 2017 aveva favorito 82.000 assunzioni, di cui 52.000 di lavoratori tra i 29 e 55 anni e oltre. In merito:
· Il dispositivo delle agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato nel Mezzogiorno non è chiaramente definito. Si deve puntare all’effettiva decontribuzione al 100% per tutti i lavoratori neo assunti, verificare l’entità delle risorse attualmente disponibili nella programmazione dei fondi ed estendere il bonus Sud a tutto il periodo della programmazione dei fondi, ovvero fino al 2020, per continuare a sostenere l’occupazione al Sud e per dare certezza alle imprese;
· E’ istituito il Fondo Imprese Sud, orientato alla crescita dimensionale delle imprese, per le quali la ridotta dimensione, specie nel Sud è una grave criticità;
· Il credito d’imposta per gli investimenti riceve un maggiore finanziamento pari a 200 milioni a carico del Fondo Sviluppo e Coesione dopo l’ampliamento già effettuato in precedenti decreti;
· Il Fondo di Sviluppo per le Aree Interne, già finanziato e attivo in tutto il paese, è incrementato intorno ai 30 milioni per ciascuno degli anni 2019-2021.
Occorre infine garantire che il flusso di finanziamenti per i patti del Masterplan, che, come segnalava la Ragioneria generale dello Stato nella Nota di Aggiornamento al DEF, sono carenti, sia incrementato per non bloccare gli investimenti programmati.
Scuola e formazione
Le risorse relative al credito d’imposta per la formazione su Industria 4.0 probabilmente saranno insufficienti rispetto alle aspettative che il Piano Nazionale ha creato alle imprese ed ai lavoratori; sembra necessario anche un raccordo con i Fondi interprofessionali. Inoltre riteniamo importanti, pur essendo state ridimensionate rispetto alle versioni precedenti del ddl, le risorse per il potenziamento dell’offerta formativa degli ITS, per l’utilizzo degli strumenti avanzati di innovazione tecnologica e organizzativa in relazione al Piano Impresa 4.0; gli effetti di questi però andranno valutati fra qualche anno.
Per quanto riguarda l’assunzione di nuovi ricercatori, i fondi stanziati permetteranno di assumere poco più di 1.500 ricercatori di cui l’80% nelle Università ed il restante 20% negli enti di ricerca; risorse assolutamente insufficienti a garantire la stabilizzazione dei ricercatori precari.
Fisco
E’ prevista l’eliminazione delle clausole di salvaguardia per il 2018. Restano tuttavia quelle previste per gli anni futuri, che limiteranno, quindi, la possibilità di manovra pubblica del prossimo anno.
· E’ prorogato anche per il 2018 lo stop all’aumento delle aliquote dei tributi e delle addizionali regionali e degli enti locali. Se confermata è certamente una misura positiva che evita che regioni e comuni scarichino loro inefficienze sui cittadini, in particolare dipendenti e pensionati;
· La CISL condivide la scelta del Governo di incentivare l’uso del trasporto pubblico locale attraverso la defiscalizzazione dell’acquisto dell’abbonamento annuale dei mezzi pubblici;
· Il decreto fiscale ha confermato gli interventi di allargamento dello split payment. Secondo le indicazioni la fattura elettronica dovrebbe riguardare dal 2019 tutti i privati. Si tratta di norme utili e necessarie per combattere l’evasione fiscale;
· Sono confermate, sia pure stando alle anticipazioni con importi minori, le agevolazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia ed energetica, il superammortamento e l’iperammortamento;
· E’ confermato il bonus cultura per i giovani;
· Ancora una volta, nonostante i lavori fatti dalla commissione appositamente costituita, nulla è invece fatto sul fronte delle tax expenditures dal quale era possibile ricavare risorse per aumentare la possibilità di interventi in campo pensionistico e sociale.
Nell’ultima stesura della Legge di Bilancio è saltato un rilevante articolo sulla cartolarizzazione dei crediti incagliati delle banche, che definiva la fiscalità di tali crediti (NPL) e si occupava della gestione delle Società di cartolarizzazione. La CISL ritiene che non debbano essere dispersi i crediti fiscali relativi alle svalutazioni dei NPL per garantire il buon esito degli accordi sindacali particolarmente rilevanti sia dal lato occupazionale, sia per la messa in sicurezza del sistema bancario.
Contrasto alla povertà
E’ previsto un ulteriore stanziamento per finanziare il REI di 300 milioni nel 2018 (ovvero un assegno più alto del 10% per le famiglie numerose), di 700 nel 2019 e di 900 a regime, che si aggiunge ai circa 1,8 miliardi già previsti a legislazione vigente. Si estende inoltre la misura a tutti i potenziali beneficiari nel corso del prossimo anno. E’ importante che in prospettiva si ponga anche attenzione ad incrementare l’importo del beneficio economico del REI e che la quota destinata ai servizi per l’inclusione ne determini una efficace implementazione. Nasce il Fondo Famiglia con una dotazione di 100 milioni all’anno a partire dal 2018.
Politiche abitative
La CISL chiede:
• il finanziamento del Fondo di Sostegno alle Locazioni e del Fondo per la Morosità Incolpevole, di cui ritiene importante l’accorpamento;
• le detrazioni per le locazioni a favore degli inquilini. E’ auspicabile la parificazione degli affitti ai mutui, con la detrazione del 19% del canone corrisposto;
• l’elevazione della cedolare secca all’11%-12% per destinare l’incremento al Fondo affitti ovvero a misure a favore degli inquilini.
Serve un «Piano nazionale per l’Edilizia Residenziale Pubblica» finalizzato ad aumentare l’offerta accessibile e a promuovere l’inclusione sociale con una strategia d’azione pubblica in termini più strutturali e di prospettiva.
Investimenti
Così come delineato dalla Nota di Aggiornamento al DEF l’impianto della programmazione pluriennale degli investimenti pubblici appare solido e credibile. Andrebbe ampliato ad avviso della CISL nella cantieristica. Oltre ai nuovi limitati stanziamenti previsti per gli investimenti pubblici, nella Legge di Bilancio è prorogata la Nuova Sabatini, con una integrazione delle risorse per 330 milioni nel periodo 2018–2023. Per sostenere gli investimenti degli enti locali sono previsti spazi finanziari, per gli anni 2018-2023, che consentono l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione. Per il Mezzogiorno (vedi sopra) è rifinanziata per il biennio 2018/19 la misura che prevede l’ampliamento del credito di imposta per acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive e sono incrementate le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Il Fondo Investimenti, istituito lo scorso anno nello stato di previsione del MEF, viene rimodulato con un calo di 3,5 miliardi nel prossimo biennio, probabilmente a causa della scarsa capacità di spesa.
Industria e attività produttive
La Nota di Aggiornamento al DEF ha ribadito la natura strategica del Piano Nazionale Industria 4.0, ora Impresa 4.0. In continuità la Legge di Bilancio per il 2018 non sembra delineare nuove specifiche misure. Vorremmo che gli incentivi diventino strutturali e non soggetti a proroga ogni anno, con il rischio di determinare solo un fuoco di paglia di acquisti tecnologici. E’istituito il Fondo per il capitale immateriale, la competitività e la produttività, per progetti di ricerca e innovazione, con una dotazione di 5 milioni di euro per il 2018 e 250 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019. Va affrontato il tema della prevenzione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per contrastare l’aumento delle morti e il grave problema degli infortuni e delle malattie professionali, anche alla luce dei nuovi rischi fisici e psico–sociali.
La CISL accoglie positivamente la norma sui Distretti del cibo, per la promozione e valorizzazione delle attività imprenditoriali attraverso l’integrazione tra le attività agricole, manifatturiere e terziarie locali. Condividiamo la necessità della transizione alla tecnologia 5G, che deve, però, avvenire considerando i possibili effetti sui risultati delle imprese e in particolare sull’occupazione.
Ambiente
Il giudizio è complessivamente positivo, tranne la grave assenza di impegni nella lotta all’amianto. Sono state confermate tutte le misure e le disponibilità finanziarie pregresse sui capitoli dell’ecobonus per le ristrutturazioni edilizie, per gli interventi di efficienza energetica, di sicurezza sismica e di investimenti sul rischio idrogeologico. Sono confermate le misure sull’Ecobonus con possibilità di ulteriori miglioramenti. Gli interventi dovrebbero essere stabilizzati per dare più certezze sia dal lato della domanda che dell’offerta. Contributi positivi sarebbero rappresentati da: estensione della detrazione Irpef 75/85% per l’acquisto di case antisismiche anche alle zone 2 e 3 e agli immobili ad uso produttivo; la rimodulazione del bonus, con la revisione del limite di 96.000 euro legando l’incentivo ai mq e ammettendo anche la cumulabilità dei bonus; l’ampliamento dei soggetti beneficiari dello sgravio alle imprese immobiliari e alle società; la riduzione del periodo del rimborso fiscale da 10 a 5 anni.
E’ positiva la cura e la manutenzione delle aree verdi e, quindi, di beni ambientali importanti, con la promozione degli investimenti da parte dei privati.
La CISL sottolinea l’importanza del Piano Invasi per contrastare il fenomeno della dispersione delle acque e favorire il risparmio idrico sia negli usi agricoli che civili. Importante è anche la scelta di istituire un fondo per realizzare interventi per la bonifica dei siti con rifiuti radioattivi.
L’unica carenza grave è l’assenza di qualsiasi impegno nella lotta all’amianto; pertanto chiediamo con determinazione che si finanzi il Piano nazionale amianto per accelerare le attività di bonifica, per garantire le necessarie cure sanitarie e la ricerca per la cura del mesotelioma, per rafforzare il Fondo vittime dell’amianto, onde garantire un risarcimento dignitoso delle vittime.
Previdenza
Le richieste sindacali sul fronte pensioni hanno trovato una limitata risposta nella legge di bilancio. Restano fuori materie che comunque non avrebbero portato nell’immediato a oneri per il bilancio pubblico come il legame tra aspettativa di vita ed età del pensionamento, o il ritorno alla perequazione delle pensioni a scaglioni secondo quanto previsto dalla legge 388/2000. Questi interventi peserebbero sulla finanza pubblica solo dal 2019; pertanto, pur criticando il fatto che il governo non ha dato risposte concrete in merito, riteniamo che il confronto possa e debba continuare, così come deve continuare sulla pensione di garanzia per i giovani.
Sono previsti alcuni limitati ma importanti miglioramenti all’APE sociale e alla RITA. Sulla prima per le lavoratrici madri sono previsti per l’accesso alla prestazione una riduzione di sei mesi per figlio dell’anzianità contributiva richiesta nel limite massimo di 2 anni. E’ inoltre previsto un ampliamento della possibilità di accesso all’APE sociale ai lavoratori/lavoratrici in scadenza di un contratto a tempo determinato a condizione che abbiano avuto nei 3 anni precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi, che secondo noi devono essere raggiunti anche in via non continuativa. Positivo aver prorogato al 2019 la sperimentazione dell’APE volontario visto il gravissimo ritardo accumulato per l’effettività della misura che ad oggi non è ancora operativa.
Per quanto riguarda la RITA condividiamo l’intento di renderla strutturale semplificandola poichè è prevista l’estensione della sua possibilità di utilizzo anche per i lavoratori che cessino l’attività lavorativa, possano vantare almeno 20 anni di contributi e maturino l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i cinque anni successivi, sia per i lavoratori che risultino inoccupati per un periodo di tempo superiore a 24 mesi e che maturino l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i dieci anni successivi.
Invece deploriamo il fatto che sia stata espunta dalla versione definitiva della legge di bilancio l’equiparazione della disciplina fiscale sulle prestazioni di previdenza complementare dei dipendenti pubblici con quella prevista per i dipendenti privati poiché in questo modo si continua a perpetrare una discriminazione inaccettabile tra i lavoratori.
Restano fuori dalla legge di bilancio molti temi oggetto del secondo round della trattativa sul sistema pensionistico. In particolare:
-l’automatismo del legame tra speranza di vita ed età al pensionamento unitamente (unici tra i paesi europei) alla modifica dei coefficienti di trasformazione del montante in rendita. E’ necessario recuperare la possibilità di un accesso flessibile alla pensione e non è accettabile l’applicazione implacabile e indiscriminata degli incrementi di aspettativa di vita ai requisiti pensionistici;
-la pensione di garanzia per il sistema contributivo;
-la modifica del meccanismo di perequazione per le pensioni.
E’ positiva la nuova regolazione dei rapporti finanziari tra Stato e Inps e auspichiamo che possa contribuire a fare chiarezza sulla solidità del bilancio dell’Istituto di previdenza.
Ricostruzione e riattivazione zone colpite dal sisma
Oltre ad un deciso impegno nella prevenzione dei rischi sismici e idrogeologici da attuare attraverso il rafforzamento del Piano Casa Italia, la CISL ritiene che vada posta la massima attenzione alla ricostruzione ed alla riattivazione economica e sociale delle zone del Centro Italia colpite dal recente terremoto a partire del 24 agosto 2016. Molte sono state le risorse dedicate allo scopo; più debole la capacità di attivazione. Bisogna superare le criticità degli interventi post terremoto che hanno portato a ritardi nell’azione. E’ opportuno che il Governo e le istituzioni verifichino il funzionamento dell’efficacia della macchina della ricostruzione, in particolare per quanto riguarda la collaborazione tra i diversi soggetti e il superamento di rallentamenti burocratici dati dall’incertezza delle regole, che stanno ritardando l’azione. A questo scopo CGIL, CISL e UIL hanno chiesto un incontro con il Commissario straordinario alla ricostruzione di recente nomina sui temi dello stato della ricostruzione, su nuove emergenze, ammortizzatori sociali, applicazione del documento unico di regolarità contributiva comprensivo della verifica della congruità in tutti i territori del cratere e l’alleggerimento fiscale.
E’ positiva la proroga delle Zone Franche Urbane per gli eventi sismici del 2012, ma la durata andrebbe estesa almeno a 10 anni prevedendo la concertazione tra le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e le organizzazioni imprenditoriali.
Per quanto riguarda gli eventi del 2016, la CISL esprime soddisfazione per l’adozione di alcune proposte che aveva avanzato, relative allo slittamento del termine a maggio 2018 della restituzione dei tributi sospesi e l’estensione della rateizzazione a 24 mesi.
La CISL condivide la scelta di istituire la Polizza Catastrofale, aggiungendo le ‘assicurazioni contro i danni derivanti da eventi calamitosi di qualunque specie relativamente a unità immobiliari ad uso abitativo all’elenco delle assicurazioni e dei contratti vitalizi esenti da imposta.
Pubblica Amministrazione
E’ necessario tenere sotto stretto controllo i tempi medi di pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, onde evitare, particolarmente per le forniture di servizi contraddistinti dall’alta densità di manodopera impiegata, distorsioni e situazioni patologiche per la tenuta economico-patrimoniale delle imprese e, di riflesso, per l’occupazione.
La CISL ritiene importanti le misure a favore della legalità per gli enti locali commissariati per infiltrazioni mafiose con un Fondo incrementabile nel tempo.
Pubblico Impiego
Sono stanziate le risorse per avviare il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Le somme definite dovrebbero coprire un aumento di 85 euro medi. Giudichiamo positivamente l’innalzamento delle soglie per il godimento totale o parziale del bonus di 80 euro. Questo innalzamento risponde alle esigenze non solo dei lavoratori del pubblico impiego, ma anche di quelli del settore privato.
Manca invece nella legge di bilancio un’apertura sul tema dell’estensione al pubblico impiego della normativa fiscale di vantaggio sui premi di produttività. Anche in questo caso, come nella normativa fiscale sulla previdenza integrativa, resta una discriminazione negativa per i lavoratori pubblici.
Conclusioni
La CISL riconosce nella Legge di Bilancio 2018 molte misure condivise con il limite dell’esiguità delle risorse dedicate alla crescita ed alla coesione sociale. Bisogna puntare a creare più spazio per uno sviluppo di qualità e sostenibile. E’ necessaria una strategia europea, che, senza compromettere la stabilità, superi l’austerity; in particolare con un rilancio delle economie che hanno maggiori avanzi di partite correnti. Segnaliamo che il prossimo 9 dicembre il Parlamento Europeo voterà sull’inserimento definitivo del Fiscal Compact (un Trattato intergovernativo) nell’Ordinamento giuridico dell’Unione; occorrerà perseverare nella linea italiana di trasformarlo in uno Investment Compact, come la CISL chiede da tempo.
E’ indispensabile che vi siano certezza e coesione nel quadro politico del nostro paese; diversamente lo sviluppo e le condizioni di vita ne risentirebbero, in particolare a danno dei soggetti deboli e fragili. Le legittime differenziazioni politiche non devono isterilirsi nel muro contro muro, ma trovare la via nobile della mediazione.
Anche l’esito dei referendum dello scorso 22 ottobre, tenuti in Lombardia e Veneto, va valutato entro questo quadro di riferimento: l’attivazione di ulteriori competenze da parte delle regioni che vogliono e possono richiederle è una possibilità prevista dalla stessa Costituzione, riformata nel 2001. Sgombrando il campo dalle strumentalizzazioni alle quali abbiamo assistito, se correttamente attuato, questo percorso, nel rispetto delle garanzie previste dalla stessa Costituzione, può rappresentare un rilancio dei temi del federalismo. Ottenere ulteriori competenze deve voler dire maggiore responsabilizzazione, politica e finanziaria, delle amministrazioni territoriali che potranno erogare ai cittadini più servizi e di migliore qualità, senza però derogare ai doveri di solidarietà e perequazione nei confronti dei territori svantaggiati, esattamente come previsto dal quadro complessivo delineato dal Titolo V della Costituzione.
Secondo la CISL nella nuova legislatura sarà necessaria una politica redistributiva a favore delle aree sociali medie e basse, su cui sembra orientarsi lo stesso Fondo Monetario Internazionale, a partire dal lavoro dipendente e dai pensionati, con la strumentazione efficace ad essa associata:
• rafforzamento del potere reale d’acquisto dei salari attraverso i rinnovi contrattuali;
• equa distribuzione salariale dei guadagni di produttività derivanti da ricerca, innovazione, Impresa 4.0, adeguata politica industriale;
• riforma fiscale che sgravi lavoro dipendente e classe media, e tassi con equilibrio i grandi patrimoni mobiliari ed immobiliari;
• attacco alle aree di povertà e di esclusione attraverso il reddito di inclusione.
Siamo convinti che i valori di giustizia sociale siano il vettore più efficace di una nuova stagione di sviluppo economico.