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“C’è un urgente bisogno di sindacato in questa fase della storia dell’Umanità, ben oltre le illusioni antidemocratiche di certa politica e delle varie forme di populismo che puntano sulla “disintermediazione” per escludere i soggetti sociali”. Lo ha detto la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, aprendo presso la Città del Vaticano nella nuova Aula del Sinodo la Conferenza Internazionale delle Organizzazioni Sindacali organizzata dal Dicastero Pontificio per lo sviluppo umano integrale, cui partecipano oggi e domani oltre 200 rappresentanti dei sindacati di 40 paesi del mondo. “Sindacato è una bella parola, come ci ha ricordato Papa Francesco, proviene dal greco e tradotta vuol dire “giustizia insieme”. Ebbene: non c’è “giustizia insieme” se non è insieme agli esclusi di oggi”, ha affermato la leader della Cisl che all’inizio del suo intervento ha ringraziato Papa Francesco e la Chiesa cattolica per l’attenzione rivolta nei confronti del Movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per le Organizzazioni sindacali, che “affrontano la grande sfida di rappresentare gli interessi delle persone, donne ed uomini in uno scenario in grande cambiamento, dove gli strumenti tradizionali che abbiamo usato fino ad oggi difficilmente corrispondono alle esigenze che pongono le veloci trasformazioni del mondo della produzione”, ha affermato la leader della Cisl a nome di tutte le organizzazioni sindacali presenti all’incontro.
“Il lavoro è stato, almeno nelle società occidentali e per molti decenni, insieme al legame con il territorio, il fulcro dell’identità sociale delle persone. Oggi non c’è più garanzia di avere uno stesso impiego per tutta la vita, né di vivere in uno stesso luogo, con quello che ne consegue in termini di penalizzazione della vita individuale, familiare e sociale. Tutto questo è il risultato di cambiamenti tecnologici, mutazioni climatiche e ambientali, speculazioni finanziarie, distorsioni politiche internazionali che incidono sul piano demografico e sociale in ogni Paese, con gli effetti che si determinano sul piano del lavoro “possibile”, di quello che potenzialmente può essere distribuito”, ha aggiunto la Furlan. “Sono anni che i sostenitori della finanza speculativa e dei cambiamenti tecnologici immaginano una società sempre più evoluta, sostanzialmente “liberata” dal lavoro. È quel filone di pensiero, che già dagli anni ’60 sosteneva lo sviluppo tecnologico come chiave di affrancamento e liberazione dai vincoli del lavoro. Questa illusione si scontra oggi con la realtà, con uno scenario che i dati dell’ONU, dell’OCSE, della stessa Organizzazione Internazionale del Lavoro, pongono crudamente davanti ai nostri occhi”. Per la Segretaria generale della Cisl in un mondo dove sempre più le macchine dovrebbero consentire all’umanità di dedicarsi solo all’arte od alla contemplazione, oggi ci sono, secondo i dati dell’Oil, 168 milioni di bambini che lavorano. Di questi, 85 milioni sono impiegati in lavori pericolosi. Il lavoro “forzato”, il lavoro degli schiavi, cresce in modo esponenziale e continua ad essere praticato in tante zone del mondo, quelle zone da cui tantissime persone sono costrette a fuggire, ad emigrare”. La leader della Cisl ha ricordato anche “le migliaia di sindacalisti assassinati in Colombia, in Guatemala, il cui sacrificio ha messo davanti ai nostri occhi un vero e proprio crimine contro l’umanità”. “Come è scritto nel documento preparatorio di questo incontro il sindacato deve: saper guardare il mondo. E nel guardare il mondo dobbiamo essere consapevoli e capaci di vedere che la questione sociale, democratica ed ecologica sono strettamente intrecciate ed interconnesse”, ha affermato la Furlan.
“Il sindacato deve saper promuovere politiche per la sostenibilità, farsi carico dell’individuazione e della promozione di nuove competenze ambientali per i lavoratori. Lavoro e dignita’ della persona, questo e’ il binomio da coniugare. Il sindacato in una società che tende alla frammentazione ed alla divisione può svolgere un compito importante, può diventare tessuto connettivo e promuovere la coesione sociale. Dobbiamo saper coniugare un’azione insieme locale e globale. La promozione di un’economia circolare e cooperativa, le energie rinnovabili, la tutela dell’ambiente e della biodiversità, i processi di produzione e di organizzazione del lavoro sostenibili e partecipativi devono essere il nostro orizzonte. Il documento preparatorio ci invita a: rinnovare, innovare e creare. È proprio questo il cammino che dobbiamo e vogliamo intraprendere, senza fermarci solo a coloro che già rappresentiamo”, ha sottolineato la Furlan. “Sappiamo anche che abbiamo di fronte a noi la sfida, possibile e necessaria, come dirigenti e come organizzazioni, della coerenza fra la dimensione etica ed i nostri comportamenti. Sviluppare un’etica ecologica, promotrice di uno sviluppo integrale, significa costruire progressivamente una dimora, una casa comune che abbracci l’intera umanità a partire dalle periferie del mondo e della società: siano esse geografiche e/o esistenziali.”