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Ancora una volta gli Ex Pip vivono il disagio di essere dei lavoratori sussidiati con pochi diritti e molti doveri. Dal 31 dicembre 2017, infatti, sono scadute tutte le preesistenti convenzioni fra la Regione siciliana e l’INPS e quest’ultimo, grazie ad una serie di proroghe che si sono susseguite nel tempo, è riuscito a pagare gli emolumenti dei lavoratori fino alla fine del mese di Aprile e dovrebbe pagare anche il mese di Maggio 2018.
“Dal 1 giugno, tuttavia,- afferma Mimma Calabrò Segretario generale Fisascat Cisl Sicilia – non sappiamo di chi sarà la competenza per l’erogazione del loro sussidio d’ora in avanti. Nel mese di Maggio, infatti, una nota della direzione regionale dell’Inps ha comunicato alla Regione siciliana la definitiva interruzione del servizio di pagamento dei sussidi per questi lavoratori, sembrerebbe a causa di un contenzioso in essere tra INPS e Regione siciliana. Nei giorni scorsi pensavamo che la Regione avesse trovato una soluzione alternativa ma, ad oggi, sembrerebbe che il problema non sia stato affatto risolto”. “Se da tempo – continua Mimma Calabrò- lamentavamo il fatto che gli Ex Pip ricevessero il proprio sussidio con notevole ritardo, creando non pochi disagi a loro e alle loro famiglie, adesso il problema si è esponenzialmente aggravato. Infatti, non soltanto non sanno chi si occuperà dell’erogazione del loro sussidio ma, in più, in un periodo dell’anno così delicato in termini di attività fiscale, gli Ex Pip non sapranno quale sarà il loro sostituto d’imposta per la presentazione della dichiarazione dei redditi o a chi inoltrare la domanda per gli assegni del nucleo familiare per l’anno 2018-19”. “Chiediamo, pertanto, alla Regione siciliana di attivarsi subito per trovare urgenti soluzioni al problema – conclude Mimma Calabrò – perchè, anche se si parla di poche centinaia di euro di sussidio lavorativo, sono comunque indispensabiili a questi lavoratori e alle loro famiglie che, nella stragrande maggioranza, sono monoreddito. Siamo pronti mettere in campo ogni azione di protesta per far valere questo elementare diritto, nel rispetto della dignità di questi lavoratori che non possono essere ostaggio di “chi deve fare cosa”.