Affido, Cisl: “Va messo al centro l’interesse del minore. Testo ddl sembra promuovere modello di famiglia anacronistico”

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“E’ certamente apprezzabile l’intento alla base del disegno di legge sull’ affido condiviso, in esame in questi giorni al Senato, in particolare la condivisione della responsabilità genitoriale anche in caso di separazione. Meglio sarebbe stato però mettere al centro di ogni scelta l’interesse supremo del minore”. Lo dichiara in una nota Liliana Ocmin, Responsabile coordinamento Donne della Cisl. “In Italia, secondo quanto descritto nella relazione al ddl in questione- sottolinea Ocmin- l’affido materialmente condiviso riguarderebbe solo il 3-4 % dei minori, mentre in altri paesi come il Belgio e la Svezia sarebbe, rispettivamente, del 20 e 25%. Un livello che non consente al nostro Paese di applicare pienamente la risoluzione n. 2079/2015 del Consiglio d’Europa che consiglia agli Stati membri di adottare provvedimenti per assicurare “l’effettiva uguaglianza tra padre e madre nei confronti dei propri figli”. Per la Cisl, il testo, così come strutturato, sembra promuovere un modello di famiglia che rischia di essere anacronistico e non sempre realizzabile, in quanto non si tiene conto dei diversi casi di separazione. “Il ddl propone una soluzione precostituita per tutti: la cancellazione dell’assegno di mantenimento; l’obbligo di ricorso alla mediazione familiare in presenza di figli minori, misura positiva ma dovrebbe essere prevista la gratuità per non gravare sulle situazioni di fragilità economica dei separandi; l’introduzione del “doppio domicilio”, sottolinea Ocmin, “anche se occorre considerare il fatto che non tutti i genitori hanno la possibilità economica di avere due case; la suddivisione delle spese di sostentamento della prole ignorando completamente condizioni e situazioni che raccontano una serie di endemiche disuguaglianze tra i due generi”. Il Coordinamento nazionale donne della Cisl, ritiene che qualsiasi proposta di legge intenda riformare il regime di affidamento dei figli in caso di separazione, non può non tenere conto della oggettiva situazione di difficoltà che vivono le donne nel nostro paese, dove c’e’ un tasso di partecipazione al lavoro molto inferiore a quello medio dell’Unione Europea, oltre al un marcato gap salariale e pensionistico. “Noi temiamo che nell’intento di affermare la bi-genitorialità perfetta possano emergere situazioni di difficoltà economica, o altre vulnerabilità, come la violenza di genere, con ricadute anche sui minori, sovente vittime passive, da cui il legislatore non può assolutamente prescindere. Ecco perché auspichiamo che qualsiasi cambiamento all’attuale regime delle separazioni coniugali tenga conto delle situazioni di oggettiva difficoltà delle donne, onde evitare l’approvazione di una norma che si profila già in partenza ingiusta, discriminante ed oggi inapplicabile. A tal fine, come Coordinamento donne- conclude Ocmin- chiediamo al Presidente della Commissione Giustizia del Senato di poter essere ascoltate al più presto in merito alla discussione del suddetto disegno di legge”.

 

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