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“Cinque anni fa, davanti le coste di Lampedusa, morirono in un tragico naufragio 368 persone. Stime ci dicono che dal 2014 ad oggi sono oltre 17 mila le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo, uomini, donne, bambini”. Lo sottolinea la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, in una nota in occasione della Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’Immigrazione. “Il nostro ricordo e la nostra vicinanza va a tutte quelle famiglie che hanno perduto i loro cari in fuga dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla fame. Siamo sgomenti nel leggere che, secondo l’Unhcr, più di 1600 migranti sono morti nel Mediterraneo nei primi nove mesi di quest’anno, 21 ogni mille sbarcati. Al sentimento di commozione per le vittime del Mediterraneo associamo una netta condanna per chi specula sulle miserie sfruttando in modo criminale e senza scrupoli chi intraprende questi viaggi disperati. La tratta degli esseri umani deve trovare nelle legislazioni risposte esemplari perché con essa si offendono i più elementari diritti di ogni individuo. Ecco perché in questa giornata, la Cisl richiama tutte le istituzioni ad adoperarsi perché si giunga ad una governance europea delle politiche migratorie e dell’accoglienza in termini di equità e condivisione, con il coinvolgimento dell’Onu e nel rispetto dei diritti inviolabili degli individui così come sancito della ‘Dichiarazione Universale dei Diritti Umani’ di cui ieri è stato celebrato il 70° anniversario. L’universalità dei diritti umani ed il loro rispetto sono a fondamento stesso della comunità e del vivere insieme e mortificarli significa negare le basi stesse del vivere insieme, significa negare la civiltà. Oltre ad una politica di cooperazione internazionale che si ponga l’obiettivo, oltre all’obbligo morale, di far crescere e risorgere il Continente africano, crediamo che le Istituzioni europee ed internazionali debbano presidiare con tutti i mezzi a disposizione i campi libici per evitare che i diritti umani vengano colpevolmente calpestati, operare per spuntare le armi dei trafficanti portando a sistema le buone pratiche dei corridoi umanitari e giungere ad accordi sugli ingressi degli immigrati mettendo da parte egoismi nazionali che ricadono solo sui Paesi geograficamente più esposti. Soltanto una buona politica di accoglienza, che sia essa equa, solidale e sostenibile da parte di ogni Paese, può permettere una corretta integrazione mettendoci al riparo da possibili degenerazioni razziste e xenofobe di cui l’Europa non ha certo bisogno, perché proprio dalla cenere degli effetti nefasti di quelle perverse logiche il nostro continente è riuscito a risorgere regalandoci decenni di pace”.