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Serve ancora il sindacato? Come può raggiungere efficacemente i lavoratori nella società frammentata, nell’economia della conoscenza e nella digitalizzazione? Come può personalizzare le tutele, senza dimenticare le fasce più deboli e precarie? Con queste importanti domande ha preso avvio, al Centro Studi nazionale della Cisl a Firenze, il progetto europeo: “Break up to get back together (BreakBack): una ricerca pluriennale, guidata dalla Cisl, che si concentrerà su servizi e piattaforme di tutela sindacale innovativi. All’università del lavoro della confederazione, da oltre sessant’anni attiva sulle colline fiorentine, si sono incontrati per la due giorni di apertura del progetto, docenti universitari e sindacalisti provenienti da numerosi paesi europei. La ricerca è stata fortemente voluta dalla Cisl e dalla Fondazione Ezio Tarantelli, e successivamente selezionata e co-finanziata dalla Commissione Europea
I “servizi” su cui si concentrerà il progetto sono rivolti a persone che hanno particolare necessità di sostegno o protezione: giovani che cercano il primo posto di lavoro; disoccupati di lunga durata, lavoratori deboli che richiedono sostegno al reddito, formazione o altri servizi di base; lavoratori dipendenti che hanno bisogno di accedere a particolare forme di assicurazione e assistenza; lavoratori autonomi, anche di alto profilo, che necessitano di consulenza fiscale e professionale; lavoratori migranti da supportare con percorsi di integrazione e riconoscimento delle competenze. “L’impatto di servizi e tutele innovativi sull’appartenenza sindacale e sulle relazioni industriali – sottolinea in una nota la Cisl -si incrocia con l’esigenza di “rivitalizzare” l’azione del sindacato per raggiungere gruppi e individui che sono spesso esclusi da tutela e rappresentanza. Il progetto Break Back – continua il sindacato – non si concentra su servizi fini a se stessi, ma su strumenti coerenti con la nostra storia: volti a includere e rappresentare tutte le forme di lavoro: dai lavoratori atipici, alle partite iva, ai lavoratori, dipendenti e non, che operano su piattaforme digitali”. “È importante – conclude la nota di presentazione della confederazione – supportare questa ricerca/azione che si avvale di significative competenze a livello europeo e che verrà realizzata in collaborazione con la Confederazione Europea dei Sindacati, con i dipartimenti di scienze sociali delle Università di Firenze, Copenhagen, Barcellona, Vilnius, oltre che attraverso il supporto del Centro di ricerca sull’economia sociale Diesis, attivo in tutta l’Unione Europea”.