Salario minimo, Sbarra “per rilanciare le retribuzioni bisogna abbassare le tasse e garantire l’applicazione dei contratti”

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La crescita dei salari nel nostro Paese passa per la corretta applicazione ed estensione dei contratti leader: la via non può e non deve essere quella di una prescrizione legislativa secca sulla paga oraria, che rischia non solo di non risolvere il problema, ma anche di indebolire le tutele di milioni di lavoratori. L’introduzione di un minimo salariale per legge deperirebbe infatti il valore reale delle retribuzioni, toglierebbe tutele ai lavoratori in merito a Tredicesima e Quattrodicesima, TFR, ferie, previdenza e sanità integrativa, maggiorazioni, premi, integrazione malattia, welfare contrattuale, riduzione d’orario, permessi… elementi che solo un contratto garantisce”. Lo ha detto Luigi Sbarra, Segretario generale aggiunto della Cisl, intervenendo ad un’audizione sul salario minimo in Commissione Lavoro della Camera dei deputati. “L’Italia – ha aggiunto – vanta un patrimonio di relazioni industriali e sindacali che ha generato un forte sistema contrattuale, capace di garantire ad ogni lavoratore dipendente un buon contratto nazionale di riferimento. Il punto allora, è includere il lavoro in dumping nel recinto delle tutele contrattuali e delle retribuzioni lì stabilite. Un percorso che deve portare ad individuare in ogni settore un contratto di riferimento a cui dare valore erga omnes. Occorre stabilire chi sono i soggetti sociali rappresentativi: per questo, tra l’altro, va sbloccata la firma della nuova convenzione tra Cgil-Cisl-Uil, Confindustria, Ministero del Lavoro e Inps, così da portare definitivamente alla misurazione della rappresentatività tutti i soggetti, sindacali come stabilito dal Testo Unico del 2014. Va poi accompagnato il percorso di attuazione delle Intese pattizie sottoscritte dal sindacato confederale con le altre associazioni imprenditoriali per giungere ad un quadro complessivo di certificazione della rappresentanza Sindacale e Datoriale”. Una efficace risposta di contrasto al lavoro povero, per il sindacalista, “deve arrivare da maggiori ispezioni e controlli contro il lavoro nero e irregolare, contro i finti part-time e le ore di lavoro non pagate, contro le false cooperative e le false partite Iva, per la piena applicazione dei contratti. È poi necessario ridurre una pressione fiscale che grava pesantemente sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Questo è ciò che serve ai lavoratori, non un salario minimo . Su tutti questi temi – ha concluso Sbarra – ci aspettiamo l’apertura di un serio confronto tra Governo e parti sociali”.