Ocse, Cisl: “sbagliato ragionare solo in termini di sostenibilità finanziaria delle pensioni”

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“Anche quest’anno l’OCSE bacchetta l’Italia sulle pensioni ed ancora una volta dobbiamo dire all’OCSE che è sbagliato ragionare sempre e solo in termini di sostenibilità finanziaria delle pensioni ma bisogna invece ragionare di sostenibilità sociale”. Lo dichiara in una nota il Segretario Confederale della Cisl, Ignazio Ganga. “La sostenibilità sociale della previdenza nel nostro Paese a partire dal 2011 è stata dimenticata ed è necessario ripartire proprio da questo punto per riprendere un confronto sulle pensioni che cerchi di portare un pò di equità sul tema anche tra le generazioni. Oggi c’è qualcuno che contesta la pensione con “quota 100” ma la CISL dice che deve essere confermata fino al 2021 perché non ha senso cambiare continuamente le regole della pensione poiché ciò crea una forte incertezza e l’incertezza si paga e tanto, dal punto di vista economico e macro economico. E noi, come Paese, abbiamo bisogno di dare fiducia all’economia e di conseguenza al mercato del lavoro e questo a maggior ragione per dare stabilità al sistema previdenziale. Nei confronti sulla manovra di bilancio abbiamo ribadito che la flessibilità nell’accesso alla pensione, soprattutto per coloro che svolgono lavori usuranti e gravosi e che hanno aspettative di vita inferiori a causa dell’attività che svolgono, è un tema serio che non può essere banalizzato neppure da Istituzioni internazionali importanti che, seppure non dicendolo esplicitamente, sottendono l’idea che quota 100 dovrebbe essere superata. All’Esecutivo abbiamo già dato la nostra disponibilità per un tavolo sulla previdenza che guardi lontano e ragioni di una vera riforma previdenziale in senso complessivo che consenta di recuperare equità, guardi a chi svolge lavori gravosi, alla adeguatezza delle future pensioni di chi oggi è giovane o svolge lavori precari e con basse retribuzioni, alle donne, a chi volge lavori di cura e dove si dia anche importanza e slancio alla previdenza complementare non dimenticando chi in pensione c’è già ed ha diritto alla rivalutazione dei trattamenti; aspetto che continua a non riscontrare adeguata sensibilità istituzionale e che l’attuale manovra sposta, in maniera inaccettabile, avanti nel tempo ipotizzando l’intervento per il 2022”.

 

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