Fase 2, “ecco come ripartire”, i dodici punti del piano proposto dalla Cisl Sicilia al governo regionale

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n master plan in 12 punti, per «puntare al dopo-emergenza da Covid-19. Perché lunedì si riparte. Ma come? E per andare dove?». A farsi e a porre le domande la Cisl, che al governo regionale, in vista delle riaperture differenziate di lunedì secondo le nuove linee-guida concordate tra lo Stato e le Regioni, propone un «piano che parta dalla fase 2 ma vada oltre la fase 2». «Il lockdown di questi mesi, per l’economia siciliana – sostiene il segretario Sebastiano Cappuccio – ha significato una perdita di giro d’affari pari a tre miliardi di euro ogni mese. E la disoccupazione reale, che in epoca ante-virus in Sicilia sfondava il tetto del 40 per cento, ora rischia di tradursi in paralisi sociale. In una terra dalla quale ogni anno a fare le valigie e andare via sono già 25 mila persone». Insomma, il virus ha acceso un’ipoteca. Ma «ora si impone un colpo d’ala. E di guardare avanti. Sennò, senza una visione, ripartire sarà come navigare a vista». Da qui il Piano per la ricostruzione economica e sociale e l’efficienza burocratica della Regione, che il sindacato consegna al governo Musumeci. Analisi e proposte, punto per punto, su infrastrutture, lavoro, salute e sicurezza, sanità e medicina del territorio, welfare, istruzione e formazione, turismo e beni culturali, ambiente, agroalimentare, pubblica amministrazione, edilizia, industria. Nella convinzione, afferma Cappuccio, che la Sicilia abbia bisogno, «ora più di prima», di «un patto sociale e per il lavoro, modello ponte Morandi, che getti le basi dell’architettura del prossimo futuro, sui fronti sociale, dello sviluppo, della semplificazione burocratica, della modernizzazione». «Pensiamo – precisa il segretario – a un tavolo permanente di confronto tra governo e parti sociali, per definire accordi, obiettivi, tempi e risorse. La Cisl c’è. Ma assieme dovremmo individuare priorità e settori sui quali indirizzare risorse e investimenti per organizzare la fase 2. Ma puntando al dopo fase 2».
In ogni caso, per il sindacato va accelerata l’entrata a regime delle Zes, le Zone economiche speciali. E «si potrebbe anche pensare a Zes specializzate per i distretti turistico-culturali». C’è bisogno di un piano straordinario di assunzioni per una pubblica amministrazione sburocratizzata. Deve essere recuperato il ritardo nei pagamenti della pubblica amministrazione anche attraverso compensazione con i debiti fiscali e contributivi, per tutti i livelli istituzionali. Servono incentivi selettivi agli investimenti privati, all’innovazione e alla creazione di occupazione produttiva. Ed è necessario un approccio nuovo allo smartworking e alle politiche per la salute. Al riguardo, «le risorse del Mes – argomenta la Cisl – per regioni come la nostra sarebbero fondamentali per sostenere la riqualificazione e il rinnovamento della rete ospedaliera. Ma non solo».
Insomma, la Sicilia ha necessità di un piano di rilancio e di una politica espansiva «che abbia almeno un respiro di medio periodo». Ma il futuro, insiste il sindacato, «non può essere demandato solo ai fondi comunitari e al fondo di sviluppo e coesione, risorse tra l’altro quasi totalmente assegnate e programmate». Inoltre, il governo regionale dovrebbe impegnarsi a sollecitare a Roma «il rispetto della clausola del 34% di investimenti pubblici che per legge deve essere destinato al Sud».
Sul piano, la Cisl chiede di confrontarsi col governatore Musumeci.
Così, punto per punto. Le infrastrutture. La Sicilia ha necessità del “modello Morandi” per sbloccare opere per più di 12 miliardi. Serve semplificare e accelerare. E per questo è «importante pensare a gestioni commissariali per le opere strategiche e per itinerari che possano costituire grandi dorsali di comunicazione».
Il lavoro. Per far fronte alla crisi più devastante dal dopoguerra, gli ammortizzatori sociali devono essere estesi. E l’assegno di ricollocazione va erogato a tutti i disoccupati, non solo ai percettori del reddito di cittadinanza. Inoltre, servono un forte investimento su politiche attive, formazione, riorganizzazione, smartworking, competenze digitali. E la riforma dei centri per l’impiego.
Salute e sicurezza. Per la Cisl, l’attuazione del protocollo nazionale sul contrasto alla diffusione del virus nei luoghi di lavoro, sottoscritto il 14 marzo e integrato il 24 aprile, è imprescindibile. Idem riguardo all’intesa regionale del 19 marzo. Ma vanno anche rilanciati «ruolo e funzioni del già esistente comitato regionale di coordinamento».
Medicina del territorio e integrazione sociosanitaria. Mai più, afferma la Cisl, scure sulle politiche per la salute. Per il sindacato, «va adeguata e riqualificata» la rete ospedaliera siciliana. E anche per questo le risorse del Mes senza condizionalità, «a una regione come la nostra, farebbero molto comodo». Inoltre, va ridisegnata la medicina del territorio restituendo nuova centralità ai medici di famiglia.
Un nuovo welfare. «Desideriamo – puntualizza la Cisl – un sistema di welfare universale, solidale, inclusivo e sussidiario, che abbia al centro chi è più fragile: famiglie povere, minori e giovani, persone anziane, disabili, i non autosufficienti, i malati cronici». Il sistema attuale è invece «frammentato, disomogeneo, emergenziale, riparatorio e assistenziale».
Scuola e formazione. «Riorganizzare subito le attività scolastiche, dei nidi e delle scuole dell’infanzia, per essere pronti a settembre», rimarca la Cisl sollecitando «investimenti in ristrutturazione e adeguamento dell’edilizia scolastica, con misure a integrazione di quelle nazionali».
Il turismo e i beni culturali. Il piano Cisl propone interventi che vadano al di là dell’emergenza e che tengano conto dell’elevatissimo numero di stagionali per i quali il lavoro per quest’anno è compromesso: «molti di loro rimarranno a casa e non matureranno neppure il diritto alla Naspi». Inoltre, «si potrebbe pensare a Zes centrate sui distretti turistico-culturali».
L’ambiente. Per la Cisl è fondamentale «mettere a sistema, anche attraverso una struttura di coordinamento, il lavoro dei forestali, dei consorzi di bonifica e dell’Ente di sviluppo agricolo (Esa)». Ma il sindacato chiede anche di puntare sui boschi e sulla loro manutenzione per attivare sistemi virtuosi di economia circolare.
L’agroalimentare. «Promuoverne lo sviluppo – insiste la Cisl – facendo leva sulle risorse non spese della programmazione 2014-2020 ma evitando finanziamenti a pioggia e canalizzando semmai gli interventi su produzioni con alto valore aggiunto». Al riguardo va pure verificata la possibilità di erogare un contributo alle aziende per le spese relative ai protocolli anti-contagio.
Sburocratizzare. «Pensiamo a una pubblica amministrazione efficiente, snella, semplificata. E che garantisca i livelli essenziali dei servizi». Per questo c’è bisogno di riorganizzazione e di «potenziare gli organici con un piano di assunzioni stabili». Ma vanno anche armonizzati i sistemi informativi, di comunicazione e gestione. E vanno previsti programmi straordinari di formazione.
Sbloccare i cantieri. «Tenendo conto delle raccomandazioni delle autorità sanitarie nazionali e regionali, dei protocolli sottoscritti e sulla base di un largo uso dei dispositivi di protezione individuale (Dpi), chiediamo – insiste la Cisl – che ripartano al più presto i cantieri, soprattutto quelli di piccole dimensioni, privati e pubblici». Inoltre va ridotto drasticamente il numero delle stazioni appaltanti.
Una nuova politica industriale. La Cisl sollecita una nuova politica «basata sulla sostenibilità sociale e ambientale, che tenga conto della rivoluzione digitale in corso e della necessaria riconversione ecologica». Un indirizzo che getta il cuore oltre l’ostacolo dell’emergenza. E che «esalta le imprese innovative, capaci di creare occupazione produttiva». Ma è necessario, insiste il sindacato, rafforzare i servizi pubblici e le infrastrutture. E potenziare il contrasto a economia illegale, mafie e criminalità.

 

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