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“Accogliamo con soddisfazione la firma da parte del ministero per il Sud dei decreti che istituiscono le Zone economiche speciali per la Sicilia, sono molti i comuni delle nostre province interessati, ci auguriamo che lo strumento diventi davvero una occasione di sviluppo integrato attraendo nuovi investimenti che potrebbero dare ossigeno alla nostra economia”. Così il segretario generale Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana commenta l’istituzione delle Zes per la Sicilia, in particolare in quella occidentale, i comuni cioè che ricadono nei territori di Palermo, Trapani e Agrigento. “Prendendo ad esempio il caso della Polonia dove le Zes hanno avuto ottimi risultati grazie alla creazione di distretti produttivi dotati di proprie specificità, bisogna fare in modo che per la concretizzazione delle Zone economiche speciali siciliane non si pensi soltanto a sgravi fiscali e incentivi, ma a creare davvero e non sulla carta il sistema infrastrutturale necessario, puntando sulla logistica portuale, e gli assi viari e ferroviari, per attrarre gli investimenti delle imprese. Siamo dell’idea poi, che oltre a programmare progetti legati alle competenze e specificità già presenti nei nostri territori bisogna cogliere l’occasione per svilupparne di nuove, quelle richieste dai mercati nazionali ed internazionali e formare di conseguenza le nuove professionalità fra i nostri lavoratori”. La Piana aggiunge: “Ciò che conta non è quale specifico comune ci rientri territorialmente ma l’idea progettuale che sta alla base dell’adesione al progetto da parte dello stesso, per giungere a un vero e proprio insediamento produttivo che porti sviluppo e occupazione”. Il segretario generale della Cisl Palermo Trapani conclude, “come abbiamo avuto modo di evidenziare nel corso dell’incontro sulle Zes che abbiamo organizzato lo scorso gennaio, bisogna adesso impostare un vero e proprio progetto strategico: serve una seria programmazione dato che le risorse non mancano; un cronoprogramma a breve tempo; e la sinergia e la concertazione fra le istituzioni e tutte le realtà produttive, economiche, universitarie, le parti sociali dei territori, cosa che è mancata nella prima fase di progettazione delle Zes e che possa davvero dare la spinta in più a questo strumento, che altrimenti rischia di restare valido solo sulla carta. Per far ciò è centrale il ruolo che dovranno avere le Università e il settore della Ricerca per lo sviluppo delle innovazioni tecnologiche, ed è fondamentale anche che si giunga ad accordi tra aziende e sindacato per un lavoro regolare, garantito e flessibile rispetto alle prospettive di sviluppo”.