Sono le risorse che il Pnrr mette a disposizione delle due Zone economiche speciali, nell’est (61,4) e nell’ovest (56,8) della Sicilia. Per la Cisl una chance da cogliere. Ma facendo saltare i tappi che generano fragilità e ritardi “sul piano delle infrastrutture, della logistica, della transizione digitale”. Tamajo: “Entro quest’anno anche la costa sud del palermitano nel territorio della Zes”. E su Termini Imerese: il 4 aprile tavolo a Roma, poi l’assegnazione dell’area
Undici aziende per altrettanti investimenti. Per un totale di risorse disponibili che si aggira, per la Sicilia nel complesso, sui 110 milioni di euro. A tre anni dall’istituzione con disposizioni nazionali. E a quasi un anno dal via effettivo in Sicilia, è questo forse il dato economico più significativo sull’impatto nella regione delle due Zone economiche speciali, dell’est e dell’ovest dell’Isola. Un bilancio che però si articola in diverso modo sui due fronti. Ammontano a una decina i milioni che nei prossimi anni si riverseranno sul territorio della Zes occidentale, dove tre “autorizzazioni uniche” all’investimento sono già state rilasciate e altre quattro, fanno sapere dalla Zes, sono prossime a partire. Sono oltre 100 i milioni che saranno impiegati nella Zes dell’altro versante siciliano dalle otto imprese autorizzate. Ma qui sono 37 le domande di insediamento agli atti. Per tutti tempo massimo dell’investimento agevolato: sette anni prorogabili per altri sette, con obbligo di non lasciare il territorio della Zona.
Insomma, “è una chance da cogliere al volo. Ma siamo ai primi vagiti. E dobbiamo fare di tutto perché il neonato ce la faccia”, commentano alla Cisl siciliana che oggi ha tenuto un meeting sul tema “Le Zes in Sicilia: opportunità, strategie, sviluppo”. L’incontro ha messo a confronto il sindacato con l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo. E con i vertici delle due Zes, del mondo delle imprese e delle istituzioni di governance delle tre aree portuali dell’Isola.
Ma cosa sono le Zes? Le Zone economiche speciali sono aree delimitate, costituite da territori non necessariamente contigui ma omogenei per parametri economici e sociali. Il cui cuore sia un porto con il suo retroporto, e integrato con le strutture portuali, un sistema logistico di reti e infrastrutture. Sono aree nelle quali le imprese si avvalgono di agevolazioni e incentivi non ordinari: di tipo fiscale e in termini di semplificazione amministrativa e fluidità dei procedimenti. È, in pratica, un modo per dare una spinta al Mezzogiorno, che attualmente conta otto Zes: in Campania, Calabria, Puglia-Basilicata, Puglia-Molise, Abruzzo, Sardegna. E Sicilia, dove i comprensori sono due: nell’ovest (24 comuni) e nell’est (39 municipi). Il territorio riservato alle Zes nell’Isola ammonta a 5580 ettari distribuiti tra i 1953 (35 per cento) assegnati alla Zes occidentale e i 3627 (65 per cento) attribuiti a quella orientale. Da segnalare, inoltre, che i commissari delle Zes, nominati dal governo nazionale, possono operare, per i fondi del Pnrr, come stazione appaltante in deroga al codice degli appalti.
“Con un tasso di occupazione che in Sicilia si aggira sul 43 per cento, dato più basso anche di quello del Mezzogiorno (47,5), perdere questo treno, che non sarà eterno. Ma che passa ora assieme all’altro, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sarebbe per la Sicilia un grave errore”, affermano Sebastiano Cappuccio e Paolo Sanzaro, segretario generale e componente di segreteria della Cisl Sicilia. E a proposito di Pnrr, le risorse che il piano Ue mette a disposizione delle Zes del Mezzogiorno ammontano complessivamente a 630 milioni. Il budget per l’Isola è stato definito in 118 milioni. Così ripartiti: 56,8 a favore della Zona economica speciale della Sicilia Occidentale; 61,4 da spendere in quella Orientale.
Vanno però sciolti una serie di nodi, ha rimarcato Sanzaro nella relazione d’apertura. E il principale è “la debolezza dell’apparato burocratico e dell’armatura istituzionale, che ha fatto sì, in questi anni, che le politiche per il Sud procedessero sostanzialmente a fari spenti”. Ecco perché puntare sulle Zes deve voler dire lavorare alla soppressione dei colli di bottiglia che hanno generato fragilità e ritardi. Sul piano delle infrastrutture, della logistica e della transizione digitale, in primo luogo. Un punto su cui è tornato Cappuccio nelle conclusioni. Per il segretario, che ha richiamato le Quindici proposte per un Cantiere Sicilia lanciate a dicembre dal sindacato, “le Zes possono dare una spinta importante al rilancio dell’Isola. Anche sviluppandone la vocazione di polo strategico nel Mediterraneo attraverso lo sviluppo di joint venture con aziende dei paesi della sponda Sud. Però vanno fatti saltare tutti i tappi che ipotecano il sistema. E va costruito dalle due strutture commissariali un solido partnariato economico e sociale”. “Priorità per la Cisl sono: la crescita, la creazione di lavoro, la tutela dell’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori”.
Gli interventi. Per l’assessore regionale alle Attività produttive, Tamajo, le Zes sono uno snodo strategico. Per questo “puntiamo a potenziarne l’azione in termini di nuovo personale e sul piano della comunicazione”. E quanto alla Zes della Sicilia occidentale, anche allargandone l’area. “Entro quest’anno – ha annunciato – la costa sud del palermitano, e il territorio di Brancaccio in particolare, saranno ricompresi nella Zona”. “Ci stiamo lavorando assieme ai vertici della Zes”. Tamajo ha anche comunicato che il prossimo 4 aprile alle 15 si terrà a Roma, assieme al ministro Adolfo Urso, l’ultimo tavolo di crisi sull’area industriale complessa di Termini Imerese. Parteciperanno tutti gli attori economici, istituzionali e sociali. E sarà l’ultimo incontro prima del bando che assegnerà l’area. “Così dopo 11-12 anni ci auguriamo di scrivere finalmente la parola fine a questa annosa storia”.
Secondo i due commissari straordinari, Carlo Amenta (Ovest) e Alessandro Di Graziano (Est), è fondamentale la logica di sistema. Inoltre, il primo ha insistito sulla “necessità, in questa prima fase, di incrementare la dotazione infrastrutturale delle Zes”. Per far questo, ha detto, “stiamo sviluppando un modello di cooperazione con le istituzioni locali che consenta a queste di sfruttare i poteri straordinari dei commissari per procedere alla realizzazione di opere di fondamentale importanza”. Di Graziano ha indicato la questione delle opere di urbanizzazione primaria come uno dei primi nodi da sciogliere. “Ci stiamo lavorando anche grazie ai fondi del Pnrr”. Poi c’è tutta la questione dell’internazionalizzazione dello sviluppo. E al riguardo, ha informato che “a giugno è nato lo sportello digitale. È uno strumento di rilievo. Perché qualunque impresa, da qualunque parte del mondo, se interessata può presentare on line la propria domanda”.
Il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, ha ricordato che le Zes sono state istituite a livello nazionale con il decreto Sud del 2017. Quel provvedimento, ha sottolineato con amara ironia, si intitolava “misure urgenti”. “Ma ci sono voluti quattro anni solo per la nomina dei commissari”. Va da sé, che serve logica di sistema, ha argomentato, perché si possano fare depuratori, strade, ferrovie, porti e interporti. E a proposito di interporti, “ci siamo tutti dimenticati – ha ripetuto Albanese – dell’interporto di Termini Imerese, un’area che per le potenzialità del porto e del suo retroporto, e per la vicinanza agli assi di collegamento principali della regione, può giocare invece un ruolo significativo”.
Le autorità di Sistema portuale. Pasqualino Monti (Sicilia Occidentale) ha spiegato che “va elaborato con urgenza un piano industriale della Sicilia che passi dalla costruzione delle infrastrutture viarie e ferroviarie; e dalla definizione di luoghi che possano ospitare nuova industria e che siano facilmente servibili dai porti siciliani”. Ma serve una norma che vada drasticamente a potenziare gli strumenti delle Zes, sia dal punto di vista finanziario che commerciale. “Penso – ha puntualizzato – a una riforma che consenta di incrementare i poteri economici, promozionali e amministrativi”. Francesco Di Sarcina (Sicilia Orientale) ha parlato di progetto di sviluppo del porto compatibile con le esigenze produttive del territorio. E di “relazione stretta tra sistemi di trasporto e attività di import-export”. I porti, ha aggiunto, si devono attrezzare per essere sinergici con le esigenze dello sviluppo. Mario Mega (Area dello Stretto) ha informato che “siamo fortemente impegnati a potenziare le infrastrutture portuali. In particolare dell’area di Milazzo e di quella di Giammoro”. Inoltre ha reso noto che “stiamo lavorando al collegamento diretto con l’autostrada, del porto di Milazzo”.
Umberto Ginestra