Lavoro, le proposte della Cisl, Furlan “investimenti e politiche attive per recuperare i ritardi del passato”

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“Se perdono valore il lavoro e la persona umana, diventano forti i populismi ed anche i nazionalismi. Anche la democrazia partecipativa diventa a rischio se perde il lavoro”. Lo ha detto la Segretaria Generale della Cisl Annamaria Furlan concludendo oggi a Roma l’iniziativa della Confederazione di Via Po che questa mattina ha formulato le proprie proposte sul tema del lavoro, confrontandosi con intellettuali, esponenti del clero e del mondo cattolico. “La Cisl è una organizzazione che ha alla sua base come valori fondanti il lavoro e la partecipazione, che sono anche elementi di democrazia”, ha ricordato Furlan. “Nella parola lavoro si racchiudono gli elementi di solidarietà, equità, giustizia che sono alla base del nostro modello di comunità e della nostra Carta Costituzionale”, ha sottolineato la leader della Cisl. “Partire dal valore del lavoro, oggi, significa richiamare i Governi Europei e quello italiano in primo luogo a rimettere al centro le politiche della crescita, creando le condizioni per far cambiare all’Europa i suoi paradigmi economici che oggi tengono bloccato lo sviluppo. Vanno superati i vincoli europei che impediscono gli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, formazione”. Per la Furlan, “fare oggi una nuova politica per il lavoro significa non lasciare nessuno solo. Nella quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo, ogni uomo e donna devono essere protagonisti in modo da partecipare ai processi produttivi a testa alta. Ed il sindacato deve essere capace di creare le condizioni perché vengano utilizzati gli attrezzi della conoscenza e della formazione. A cominciare dal tema dell’alternanza scuola- lavoro che deve diventare una esperienza importante, dove il valore del lavoro diviene anche un fattore di cultura”. Per la leader del sindacato cattolico, “ la risposta giusta sono gli investimenti e le politiche attive del lavoro, bisogna recuperare i ritardi su questo fronte. Ecco perché la seconda parte del jobs act è quella più importante, anche se sembra interessare solo noi. Dove sono le istituzioni, dove sono i partiti?”, si è chiesta Furlan. “Per questo abbiamo messo in campo oggi la nostra proposta. Ci sono associazioni ed un mondo culturale comune con cui dialogare in maniera positiva e poter svolgere insieme con lo stesso linguaggio questo ruolo di stimolo importante e fondamentale nella società. Ma ora chiediamo al Governo di rispettare gli impegni perché il tema dei cambiamenti non deve vedere nessuno da solo in un paese dove la solitudine tra i giovani e gli anziani è un fatto terribile. Non trovare oggi un lavoro cambia i diritti di cittadinanza. A questo dedicheremo il Congresso nazionale della Cisl, perché questo è il tema centrale del paese. Non solo pane, ma anche le rose, gridavano un tempo le mondine. Il rispetto della dignità del lavoro, la sua qualità, devono diventare l’orizzonte del sindacato”. “Creare lavoro è la vera priorità. Sappiamo che non esistono scorciatoie: il lavoro, come la crescita, non si creano per legge ma riorientando le politiche economiche. E le politiche del lavoro possono e devono fare la loro parte” ha detto il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni. “La velocità dei mutamenti tecnologici – ha detto Petteni – richiede competenze sempre più specifiche ma, al contempo, la nuova organizzazione del lavoro meno gerarchica e più cooperativa richiede sempre più competenze trasversali. La formazione quindi deve essere sempre più la prima forma di tutela dell’occupabilità del lavoratore. La criticità più forte è quella della disoccupazione giovanile. Il rischio è condannare una generazione a perdersi e la nostra economia a non diventare davvero innovativa e dinamica. Per la Cisl questo diventerà, per il 2017, il principale asse di impegno sul lavoro”. “Esistono già provvedimenti importanti quali i bonus occupazionali per il lavoro stabile, che per il 2017 sono concentrati sui giovani. Inoltre – ha proseguito il segretario – il nostro Paese ha finalmente adottato l’apprendistato duale e l’alternanza scuola lavoro, che costituivano i veri spread che ci distinguevano in negativo da quasi tutti gli altri sistemi europei, riforme che però non sono ancora decollate. L’altra importantissima riforma mai decollata, la seconda gamba del Jobs Act, è quella delle politiche attive, per non lasciare solo chi perde il lavoro e chi cerca il primo impiego”. Infine, il superamento della segmentazione del mercato del lavoro e della precarietà non può passare per un atteggiamento di netta ostilità: “alcune forme di lavoro vanno contrastate con decisione qualora si tratti di abusi ma vanno sostenute e tutelate quando si tratti effettivamente di una nuova articolazione della prestazione dei servizi lavorativi o di strumenti per contrastare la piaga del lavoro nero”.
Tra le proposte della Cisl, “sostenere con una specifica premialità contributiva e/o fiscale le imprese e le filiere che creano lavoro di qualità in settori con elevate prospettive occupazionali (ambiente, servizi alla persona); sostenere la formazione continua degli occupati sia promuovendo i fondi interprofessionali delle parti sociali e finalizzando meglio le loro risorse, sia con una misura di detassazione per le imprese che investono in formazione, con l’obiettivo di arrivare a coprire con la formazione continua tutti gli occupati”. Per il sindacato, “l’apprendistato duale deve diventare la modalità più comune per concludere un ciclo di studi e raggiungere una qualificazione. Le norme legislative e contrattuali ci sono, ma serve mettere in campo un massiccio sforzo culturale, avvicinando lo strumento alle tante Pmi, creando sul territorio reti tra università e imprese più strette e tra scuole tecnico-professionali e imprese stesse. Gli enti bilaterali e i fondi interprofessionali possono essere d’aiuto nella formazione dei tutor e come facilitatori”.