Unicredit, continua la chiusura di filiali in Sicilia. Allarme First Cisl “scelte incomprensibili soprattutto in provincia”

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La sempre maggiore diffusione di home banking e di mobile banking, ha cambiato le abitudini della clientela e le banche hanno conseguentemente variato strategie commerciali e di presenza sul territorio. Una delle principali scelte operate dagli istituti di credito è quella di procedere alla riduzione del numero delle agenzie fisicamente presenti sul territorio. “Unicredit – afferma Gabriele Urzì Segretario Nazionale Gruppo Unicredit First Cisl – ci ha comunicato la prossima chiusura (dal 22 maggio) delle Filiali di Sciacca Noceto (assorbita da Sciacca) di Messina San Martino (assorbita da Messina Cairoli) e di ben quattro agenzie in provincia di Palermo – Palermo Autonomia Siciliana (assorbita da Palermo Marchese di Villabianca), Palermo Via Libertà ”C” (assorbita da Palermo Via Libertà “D”, Isola delle Femmine (assorbita da Capaci) e Altavilla Milicia (assorbita da Casteldaccia)”.
“La digitalizzazione e la diffusione di Home Banking, Mobile Banking e ATM evoluti hanno certamente cambiato le abitudini della clientela che si reca meno allo sportello – continua Urzì – ma non si risolve il problema soltanto continuando ad impoverire la rete degli sportelli. Il canale digitale va abbinato a un’innovazione di prodotti e servizi che poggi sulla consulenza evoluta, che puo’ essere svolta al meglio solo fisicamente nelle dipendenze e non certamente con uno smartphone. Incomprensibile poi la scelta di chiudere le filiali di Altavilla Milicia (PA) e di Isola delle Femmine (PA), privando due comuni importanti della presenza di Unicredit. Erroneamente, spesso, si pensa che chiudere le agenzie e tagliare il costo del personale innovando esclusivamente i processi, sia sufficiente per recuperare redditività. Così non è stato e spesso si è persa la fidelizzazione della clientela, sono diminuiti i ricavi, mentre i costi non sono ancora scesi, perché le tecnologie informatiche richiedono alle banche frequenti costosi investimenti e consulenze esterne”.