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“Quando si viene a conoscenza di un ennesimo episodio di suicidio di un collega nelle carceri siamo assaliti da sentimenti contrastanti di sgomento, di dolore e di rabbia e ci interroghiamo sulle cause di questi gesti estremi cercando di valutare se essi sono correlati allo stress da lavoro, alle condizioni ambientali, alla pesantezza dei turni di lavoro e/ o a tutti questi parametri messi insieme accompagnati da altri eventuali fattori”. Lo dichiara in una nota Pompeo Mannone, Segretario Generale della Fns, la Federazione Nazionale della Sicurezza della Cisl, commentando la notizia dell’ agente della Polizia Penitenziaria di Palermo che ieri si è tolto la vita. “Indubbiamente le condizioni di lavoro, lo stress psico-fisico a cui si è sottoposti rappresentano fattori importanti che minano le condizioni complessive del personale e proprio per queste ragioni i luoghi di lavoro necessitano in modo particolare di punti di ascolto e di centri di supporto psicologico per prevenire, per quanto possibile, episodi limite come quelli che stiamo commentando. Ma non basta. Questi tragici fatti, compresi i suicidi dei detenuti, le loro fughe e quant’altro, sono testimonianza che il sistema nel complesso non funziona. Purtroppo, ad oggi gli sforzi profusi dal governo tramite apposite leggi relative al superamento del sovraffollamento e quindi alla realizzazione di migliori condizioni sia per il detenuto che per chi lavora negli istituti penitenziari, non hanno prodotto alcun significativo e sistemico risultato. Il sistema carcerario deve essere ripensato in termini strutturali e non episodici. Occorre una rivisitazione dell’intero sistema penale, determinando tempi ragionevoli dei processi nonché certezza della pena ed investendo sulle risorse umane, formando il personale, coprendo le carenze degli organici ai vari livelli e valorizzando, anche dal punto visto economico, il lavoro della Polizia penitenziaria che opera troppo spesso in condizioni proibitive”.