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Centralità della persona e del lavoro, misure per contrastare le diseguaglianze sociali, riforma dei contratti, partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali, no al populismo sindacale ed al reddito di cittadinanza, sì alle politiche attive ed all’apprendistato duale per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro: sono questi alcuni degli argomenti che saranno discussi nel XVIII Congresso nazionale della Cisl che si aprirà domani pomeriggio, mercoledì 28 giugno, a Roma al Palazzo dei Congressi dell’ Eur. In mattinata la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, insieme al gruppo dirigente della Confederazione ed ai delegati presenti al Congresso saranno ricevuti in Vaticano da Papa Francesco. Sarà il primo incontro tra il Pontefice ed una donna sindacalista, leader di una grande confederazione italiana. Poi nel pomeriggio alle 15,00 l’apertura dei lavori del Congresso nazionale con la relazione di Annamaria Furlan, gli interventi del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e del Vescovo di Taranto, Mons. Santoro. In platea ci sarà una ampia delegazione del Governo, rappresentanti del mondo imprenditoriale, economico, parlamentari ed esponenti politici di tutti gli schieramenti. “Il lavoro non si promuove senza la persona e la persona vive, si realizza e si completa nel suo lavoro”, sottolineano le “tesi” che hanno costitito il terreno di confronto di centinaia di congressi territoriali, regionali e di categoria svolti dalle strutture della Cisl in questi ultimi mesi. Una grande e reale occasione di partecipazione democratica e popolare dai posti di lavoro fino all’assise nazionale cui spetterà ora di tirare le somme e delineare la strategia della Cisl per il prossimo quadriennio. “E’ necessario analizzare gli effetti della globalizzazione per uscire dalla crisi, valutare e definire azioni organizzative e di rappresentanza che restituiscano centralità alle parti sociali”, sostiene la Confederazione di Via Po che discuterà in queste quattro giornate sulle difficoltà del cammino Europeo, i problemi del riequilibrio economico e territoriale, il ruolo degli investimenti pubblici per favorire la crescita, “il nuovo modello contrattuale su due livelli coerenti e non sovrapposti per rispondere ai crescenti bisogni di flessibilità sia da parte dei lavoratori che da parte delle aziende”.