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Partiranno da lunedì 4 settembre e si svolgeranno per tutta la settimana fino a venerdì 8, le assemblee dei lavoratori della Rap. Lo hanno deciso stamani le organizzazioni sindacali dell’azienda raccolta rifiuti e manutenzione strade di Palermo. “Siamo preoccupati – spiegano Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fiadel e Filas -, la tenuta dei conti dell’azienda è a rischio, come conferma anche la continua difficoltà nel pagare gli stipendi nei tempi contrattuali. I lavoratori della Rap, inoltre, sono stanchi di essere additati quale unica causa dei disservizi sulla pulizia e sulla manutenzione stradale della città. Abbiamo deciso di avviare le assemblee i cui esiti dovranno certamente essere discussi in un confronto che chiediamo sin da subito al sindaco Leoluca Orlando”. I sindacati tengono a precisare “la città non verrà penalizzata, vogliamo solo un confronto con l’amministrazione comunale”, ed elencano poi i nodi che hanno portato ad indire le assemblee. “Settantuno i milioni di euro di credito che l’azienda di piazzetta Cairoli vanta nei confronti del socio unico il comune di Palermo. I lavoratori sono preoccupati per il futuro dell’azienda, non già per il ritardo di qualche giorno nel pagamento delle retribuzioni, ma perché sembrano rivivere le ombre del passato, quelle che portarono al fallimento del gruppo Amia”. “Sia chiaro a tutti, però, che l’incapacità dimostrata dagli organi comunali preposti a recuperare per intero il gettito della Tari non può penalizzare la Rap e i suoi lavoratori. Non è più concepibile che l’azienda si autofinanzi attraverso la rateizzazione delle imposte, la cessione delle fatture, la cessione dell’IVA, la scopertura bancaria, per far fronte al mancato trasferimento economico da parte del comune. Come non è più sostenibile la tesi che il contratto di servizio sia un ‘pezzo di carta’ – continuano i sindacati -, che qualcuno tende a non rispettare sotto il profilo economico aggravandolo allo stesso tempo, con la richiesta di servizi aggiuntivi non previsti”. I sindacati citano due esempi su tutti: “il servizio di ‘attività di recupero dei rifiuti abbandonati’ ha una previsione contrattuale che dovrebbe impegnare la RAP per un massimo di 240 interventi annui, di fatto invece nei primi 8 mesi dell’anno sono stati più di 3.200. A pesare anche i costi del TMB, trattamento meccanizzato biologico, non previsti e quindi a totale carico dell’azienda”. “Siamo stanchi – concludono i sindacati di Rap – di operare quotidianamente con un parco mezzi insufficiente e in parte obsoleto, in luoghi di lavoro insalubri e con livello di sicurezza tale da determinare il mancato svolgimento dei servizi di istituto, eppure le maestranze sono sempre regolarmente in servizio dimostrando spirito di responsabilità e attaccamento alla città. Ma purtroppo la TARI viene pagata dal 50% dei cittadini e la burocrazia comunale risulta poco capace ad intercettare gli altri utenti iscritti al ruolo che non pagano. Il comune non trasmette con regolarità i flussi economici in azienda, la Rap è costretta ad autofinanziarsi con ulteriori costi e addirittura ad effettuare servizi aggiuntivi non previsti, anche per la mancanza di cultura ambientale di parte dei cittadini. Ma, ribadiamo, il risultato di questo circolo non virtuoso non può essere imputato né ricadere sui lavoratori”.