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Dopo il blitz dei carabinieri sulle condizioni in cui si trova l’autoparco Rap di Brancaccio, i sindacati esprimono soddisfazione. “Questo certifica – spiegano i sindacati Fit Cisl Uiltrasporti, Fiadel e Filas – quanto fossero giuste le iniziative sindacali del 2013 e del 2014 quando i lavoratori furono convocati in assemblea per motivi legati alla mancanza di sicurezza e quindi alla tutela della loro salute. A più riprese in questi anni abbiamo sottoposto all’attenzione di tutti i soggetti interessati, a partire dall’azienda e dal comune, le condizioni fatiscenti di diversi sedi aziendali e quindi il grande disagio dei lavoratori, oltre alla grande pericolosità dei luoghi di lavoro. L’esito del blitz per noi ovviamente risulta pienamente soddisfacente cosi come per i lavoratori. Come si evince soprattutto dalla motivazione che ha indotto le stesse forze dell’ordine a non sottoporre a sequestro l’autoparco per ‘evitare l’interruzione del servizio raccolta rifiuti che determinerebbe emergenze igienico-sanitarie in città’, che sono in pratica le stesse motivazioni e lo stesso spirito di responsabilità dei lavoratori che continuano a prestare servizio ancora oggi in totale assenza di adeguate condizioni di tutela della loro salute”. I sindacati continuano, “E adesso, ci chiediamo se qualcuno se ne assumerà la responsabilità. Ribadiamo con ancora più forza, ai vertici della Rap di ieri e di oggi, anche se proprio oggi non ci sono ancora, all’amministrazione comunale di ieri che è la stessa di oggi e all’opinione pubblica tutta, che i lavoratori non andavano né denunciati né tanto meno condannati”. “Sono proprio i lavoratori infatti a essere quotidianamente in servizio con quegli strumenti insufficienti che vengono loro offerti per ripulire una città di 700 mila abitanti, ‘vivendo’ sedi aziendali raccapriccianti perché l’azienda in assenza di adeguate risorse economiche, non riesce a concretizzare i suoi programmi di sviluppo. Il paradosso è che i locali sono di proprietà dell’Amia fallita a cui la Rap deve pagare mensilmente un canone di locazione per l’utilizzo, di fatto, di ruderi. Si convincano tutti che i lavoratori Rap danno l’impegno massimo vivendo quotidianamente essi stessi condizioni di lavoro insicure e insalubri, e adesso a confermarlo è anche la Procura della Repubblica. Al comune di Palermo chiediamo locali adeguati all’importanza del servizio pubblico che si svolge, importanti per la salute pubblica ma certamente non meno importanti per la salute di chi questo servizio lo svolge quotidianamente. L’amministrazione comunale deve, inoltre, mantenere l’impegno di convocare la commissione tecnica deputata ad affrontare le problematiche del pagamento del debito di 70 milioni di euro da parte del comune, la rivisitazione del contratto di servizio e la chiusura del bilancio consuntivo aziendale del 2016 che senza ‘magie contabili’ certifichi la verità. Necessitano quelle risorse economiche che avrebbero certamente consentito a qualsiasi Presidente di acquistare più mezzi e di fornire luoghi di lavoro in sicurezza. Il tempo passa – concludono – e i nodi restano tutti sul tavolo, non è certamente sostenibile che i temi delle campagne elettorali si sostituiscano alle priorità per lavoratori e cittadini. Si avvii realmente il confronto per concretizzare gli impegni assunti, altrimenti torneremo a parlare con i lavoratori ma questa volta con modalità diverse dalle precedenti”.