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“L’idea di comunità educante non implica soltanto un modello organizzativo interno alla scuola, che esalti la condivisione e la partecipazione responsabile alla sua mission di tutte le componenti professionali: è qualcosa di più, che va oltre il perimetro delle mura scolastiche e chiama in causa il contesto più generale in cui la scuola agisce e i soggetti che a vario titolo ne sono protagonisti. La scuola può darsi la migliore organizzazione, ma non basta per svolgere un ruolo davvero efficace. Arrivo a dire che non basterebbe nemmeno, e Dio sa quanto sia necessario, che i suoi lavoratori avessero finalmente quel giusto riconoscimento economico che siamo impegnati a ottenere, in un percorso di cui il nuovo contratto è un primo passo. La scuola va tolta dal suo isolamento, la scuola deve diventare il luogo in cui società, istituzioni, famiglia stringono un patto di alleanza che la sostiene nella sua azione educativa e formativa”. Così Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, nel suo intervento al convegno di Reggio Calabria organizzato dalla Cisl sul tema “La comunità educante e la sfida dell’ordinaria cura”, con la partecipazione fra gli altri di Antonio Marziale, garante per l’infanzia e l’adolescenza della regione Calabria, e di Luigi Sbarra, da pochi giorni eletto segretario generale aggiunto della Cisl. A rendere ancora più stringente l’attualità del tema sono gli episodi che nei giorni scorsi hanno visto ancora una volta l’aggressione di docenti da parte di genitori, spia di uno scollamento nel rapporto fra scuola e famiglia che rende ancor più arduo il lavoro di chi educa e insegna, specie nelle aree di maggior disagio sociale ma non solo in esse. “Autorevoli commentatori hanno sottolineato la situazione di pericoloso isolamento in cui spesso si svolge l’azione della scuola, non adeguatamente sostenuta in termini di prestigio e autorevolezza – afferma Sbarra -. Non possiamo permetterci una situazione del genere, al contrario deve diventare di tutti la consapevolezza del ruolo strategico e della funzione fondamentale che la scuola svolge per l’intera comunità. Rilanciare e rafforzare l’alleanza fra scuola e società è un’assoluta priorità, gli episodi di questi giorni ce ne evidenziano l’urgenza. Tutti siamo chiamati in causa, in primo luogo la politica, che vogliamo torni a considerare la scuola come un prezioso bene comune, non un terreno di interminabili diatribe. È anche il momento di ripensare le modalità con cui, tanti anni fa, si istituirono organi collegiali finalizzati a tradurre in atto un efficace rapporto tra scuola e famiglia. Anche qui, la dimensione da cui partire è quella della ‘comunità educante’, nella quale famiglia e scuola sono soggetti cooperanti. Proprio dalla mancanza di questo presupposto nascono episodi deprecabili: giusto che abbiano da tutti la più ferma condanna, ma guai se ci si ferma a questo”.