Tecnis, riunione al Mise. La preoccupazione dei sindacati: “La vertenza non fa il passo avanti atteso ma due passi indietro”

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“Invece del via libera dal Mise sulla procedura di vendita della Tecnis a Pessina è stata di fatto riaperta la procedura. Ci aspettavamo oggi un passo avanti, ne sono stati fatti due indietro”. Così a Palermo i segretari degli edili di Feneal Filca e Fillea commentano la decisione assunta oggi nella sede del ministero dello Sviluppo economico, in cui si è discusso del futuro dell’azienda e dei lavoratori. Dopo il presidio in mattinata con i lavoratori davanti alla Prefettura di via Cavour, e dopo un incontro con i funzionari della Prefettura, i segretari degli edili aspettavano notizie confortanti da Roma sulla ripresa del percorso di cessione a Pessina, interrotto dal Mise per accertamenti sulla procedura. “Invece il ministero dello Sviluppo economico – dichiarano Ignazio Baudo, per Feneal Uil Palermo, Francesco Danese, segretario territoriale Filca Cisl Palermo Trapani e Piero Ceraulo, segretario generale Fillea Cgil Palermo – ha detto che gli accertamenti erano necessari e che la partita non si chiude con l’aggiudicazione a Pessina e nemmeno, come si immaginava, con l’aggiudicazione alla seconda impresa in gara, la D’Agostino”. La procedura verrà riaperta con tutti i soggetti che avevano manifestato interesse alla vendita, che così rientrano tutti quanti in gioco”.
“Questo – è la preoccupazione di Baudo, Danese e Ceraulo – allungherebbe i tempi del processo di vendita e non sappiamo nei territori cosa potrà accadere. Per noi torna lo spettro della rescissione del contratto da parte della stazione appaltante perché i cantieri sono fermi. Se non si dovesse in tempi brevi riattivare il percorso, si rischia di fare saltare tutte le opere. Le organizzazioni nazionali e territoriali degli edili organizzeranno altre manifestazioni per fare rivedere questa scelta che rischia di compromettere la continuità delle attività aziendali e il completamento dell’opera. Sarebbe una tragedia per Palermo, non solo per l’aggravarsi della questione occupazionale ma anche perché lascerebbe una città completamente sventrata e priva di una infrastruttura strategica”.

 

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