[print_link]
“Numeri allarmanti, ma purtroppo ampiamente prevedibili quelli divulgati oggi dalla Svimez. Dati che denunciano un doppio arretramento, del Mezzogiorno dal resto del Paese e, di conseguenza, dell’Italia dall’Europa. Andamento che conferma l’urgenza di mettere il riscatto delle aree sottoutilizzate del Sud al centro della strategia di sviluppo nazionale. Significa rilanciare già in Legge di Bilancio gli investimenti rivolti all’occupazione produttiva, a specifiche leve di sviluppo industriale, ad infrastrutture materiali e sociali indispensabili per spezzare le diseconomie e garantire a tutti i diritti di cittadinanza”. Lo afferma Luigi Sbarra, Segretario generale aggiunto della Cisl, a margine della presentazione del Rapporto Svimez. “Al Governo, già stasera, ribadiremo tra l’altro che senza la ripartenza sociale, economica e produttiva del Sud, l’Italia non si rialza. Per questo serve un Piano straordinario per il Mezzogiorno, con al centro il lavoro, la sua qualità e stabilità, la formazione, l’innovazione. È sotto gli occhi di tutti che fino ad oggi i finanziamenti destinati alle aree deboli non sono stati sufficienti e devono aumentare”. “Si deve dare piena ed effettiva attuazione alla clausola del 34% per gli investimenti ordinari, con vincoli e verifiche da estendere al complesso del settore pubblico, a partire da Anas, Enel, Ferrovie, Poste, Eni, solo per fare alcuni esempi. Le risorse per la convergenza, siano esse nazionali o europee, devono essere aggiuntive e ben coordinate anche con una Cabina di Regia”. “Si deve ribadire, a livello europeo, l’urgenza di procedere allo scorporo della spesa per investimenti dal calcolo del Patto di Stabilità e Crescita. C’è poi il grande tema dei servizi pubblici, e in particolare della sanità e della scuola, da consolidare valorizzando e stabilizzando il lavoro e procedendo a un grande piano assunzionale. Occorre difendere il tessuto industriale e produttivo per frenare lo smantellamento di importanti realtà e sbloccare subito tante medie e piccole opere infrastrutturali che potrebbero qualificare il sistema delle comunicazioni e della mobilità e generare nuovi posti di lavoro”. “Quel che ci aspettiamo dal ‘Piano per il Sud’ è che non preveda, come troppo spesso in passato è avvenuto, una semplice ricollocazione di risorse già stanziate, ma che invece colga finalmente la sfida di trasformare le criticità in opportunità di crescita per tutti”.