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“Lo avevamo anticipato già nei giorni scorsi, gli unici a pagare per il fallimento dell’Alto Belice Ambiente sarebbero stati i lavoratori sospesi e senza retribuzione dal 23 dicembre , ribadiamo la nostra disponibilità già formalizzata anche al curatore fallimentare di un rientro in servizio dei lavoratori anche per singolo comune, se questa ulteriore disponibilità delle parti sociali cadrà nel vuoto, non vorremmo vederci costretti a firmare le procedure di licenziamento”. Ad affermarlo tornando sulla vertenza Ato Pa2, sono Filippo Romeo segretario provinciale Fp Cgil, Alessandro Miranda segretario provinciale Fit Cisl e Antonino Celano per la Uiltrasporti. “Torniamo a chiederci se esiste una volontà più o meno diretta a creare l’esasperazione dei lavoratori al fine di giustificare l’attivazione delle procedure di emergenza che consentono anche a singoli comuni di fare ricorso a forme urgenti di “aggiudicazione” del servizio di raccolta attraverso l’ormai noto articolo 191 del Testo Unico sull’ambiente. Auspichiamo che la Procura della Repubblica apra un’indagine per fare luce su una vicenda che certamente, a qualcuno giova”. “Siamo stanchi delle beffe degli ultimi sei mesi, gli innumerevoli incontri sindacali con i sindaci del comuni, la SRR Pa Ovest, il commissario straordinario nominato dalla Regione, la Belice Impianti, Società dove sarebbero dovuti transitare i 275 lavoratori, nei fatti non hanno prodotto neanche un’ora di lavoro per lavoratore”. Romeo, Miranda e Celano concludono “queste riunioni hanno solo sancito la disponibilità dei lavoratori a ridursi copiosamente la retribuzione pur di rientrare in servizio ma a causa delle ripetute contraddizioni e contrapposizioni emerse tra comuni, SRR e Belice Impianti, ogni volta che sembrava la volta buona per far tornare i lavoratori in servizio, puntualmente è arrivata la beffa. E’ paradossale che oggi i lavoratori ci chiedano con forza di essere licenziati per poter almeno attingere agli ammortizzatori sociali e sfamare le loro famiglie”.